ne resto contento, come è debito mio. Ma io supplicai la Santità Sua perchè le ne abbiano la perpetua nominazione; e ne ho ridotto la cosa a tal segno, che si può sperare che le siano ancora per averla. E similmente anco ottenni l'accesso del vescovato di Brescia, colla fatica ed industria da me dinotata alla Serenità Vostra; e seguendosi l'istessa strada, non dubito che si otterrà anche degli altri simili piaceri, e forse maggiori. Io ottenni poi anco questa Pasqua le due ultime decime in quel modo che io scrissi: sicchè io ne ho avuto quattro; ma queste con tanta maggior grazia di quelle di papa Paolo III, che nessuno ne ha da andare esente, eccetto i cardinali; ed essi Reverendissimi se ne sono conservati, per il disegno di Sua Santità, di volersene valer lei in questa guerra di Parma; la quale non volle che nè anco di esse decime la ringraziassi; avendomi protestato di non le aver date per grazia, ma per giustizia ad aiutare le provisioni di questo Stato per l'uscire della armata del Turco. E siccome le darà sempre per simili casi volentieri, così senza simil bisogno non le si abbiano mai a sperare; volendo lei così conservarle nella sua libertà ecclesiastica, che nè anco per sè stessa non le vuole mai mettere senza estrema necessità. Tutti i Reverendissimi Cardinali sono quarantasei, i quali a perpetua memoria si noteranno. E dodici di questi segnati coll' asterisco (1), li ho conosciuti nello studio di Padova, (1) Ho creduto superfluo cotesto elenco dei cardinali; ma non già il nome dei dodici, che studiarono nella celebre Università di Padova; e sono i seguenti: Rodolfo Pio da Carpi, fatto cardinale nel 1536. Gerolamo Morone, milanese, fatto cardinale nel 1542. oltra i cardinali Sfondrato e Ferrerio. I quali tutti, per causa di esso Studio, restano affezionati a questo inclito Stato; e la maggior parte per esso riconoscono la loro dignità dalle EE. VV; le quali perciò ne devono fare gran conto, e non guardare a spesa per conservarlo in aumento; perchè questo sarà il soldo che migliorerà il Ducato. E perchè pure, in tale proposito, mi vien detto, che, dovendo ora il clarissimo M. Lorenzo dei Priuli, mio cognato, andare al reggimento di Verona, le EE. VV. mi diano il carico di quello di Padova in suo luogo; le avverto e supplico a non fare allo Studio questo disfavore. Perchè, oltre le altre cose, avendo io lì una casa assai amena, ove mi riduco volentieri per mia quiete, in luogo di andare ad essa, anderei all'inferno, per il continuo stimolo e travaglio ch'io ci avrei di dottori e di scolari; sicchè, essendo ufficio che si può rifiutare, sarei costretto di rifiutarlo; mentre alle EE. VV. non mancherebbe più favorevole soggetto di me. Di essi Reverendissimi ne ho lasciati in Roma ventisette; e licenziatomi da ciascuno di essi colle solite visite per nome delle EE. VV. glieli ho lasciati tutti amorevoli e affezionati, di qualunque fazione fossero, anche imperiali e spagnuoli. Il che possono facilmente dedurre dal favore che molto da essi si è avuto e nel patriarcato e nelle decime e in ciascun altro bisogno delle EE. VV. chè tutti sono loro stati propizii. Il volere poi pronosticare quale di essi possa divenire pontefice in loco di questo, oltrachè potrebbe essere fallacissimo, sarebbe anco odioso; che so che in Roma si ebbe a male, quello che ne disse in questo luogo il mio predecessore (1). E sarebbe tanto più difficile l'andare alla brocca, quanto chè tutti gli umori si sono mutati per questa mutazione di Farnese, che si sono fatti francesi (2). (1) Che fu Niccolò da Ponte. (2) Ottavio Farnese, dopo la morte dell'avo Paolo III, si teneva mal sicuro nel suo ducato di Parma, nè pareva confidar molto nel suocero Carlo V; chè Don Ferrante Gonzaga e don Diego Mendoza andavano tuttavia macchi Γ La Sede Apostolica ha di entrata ordinaria scudi 706,473. Dalle decime poi, quando si mettono, scudi 120,000. Ha di spesa ordinaria scudi 705,557. A volerne dire tutte le partite, oltre che io mi trovo con la bocca asciutta, come vedono le EE. VV., dubiterei di tediarle: ma se volessero vedere il conto particolare, io lo ho qui, e l'ho avuto dalla stessa Camera. ENTRATA La Camera Apostolica ha d'entrata all' anno: Per la tesoreria della Marca, scudi Per la salaria di detta Provincia Per la tesoreria d'Ancona Per la tesoreria d'Ascoli . Per la tesoreria di Fermo Per la tesoreria di Camerino. 25,000 10,000 9,000 2,400 1,750 Per la tesoreria di Perugia e dell' Umbria Per la tesoreria di Campagna 1,176 nando contro di lui. Laonde si diede a cercare protezione presso Enrico II re di Francia, e l'ebbe più pronta che forse non si aspettava. Papa Giulio, che sino allora aveva favorito i Farnesi, tentò sul principio di sventare coteste pratiche; ma non riuscendogli, si collegò finalmente cogli imperiali a danno d' Ottavio. 15,000 43,101 460,935 . 132,000 15,000 Scudi 730,472 (1) Dal dazio per gli uffizii, che usano, di com posizioni e amministrazioni Da spoglie di Spagna La Camera ha di spesa all' anno: A diversi governatori, legati, rocche, Scudi . 46,071 In Roma, al Governatore, Bargello, guardie, Camerali ed altri ufficii . 145,815 58,192 66,694 316,772 (1) Il conto, come suole avvenire nelle copie di simili scritture, non torna; nè per mancanza dell' originale di questa relazione, potremmo ragguagliarne le differenze. Al Capitan generale . Alle quattro galere. Somma retro 316,772 39,600 24,000 8,950 60,000 35,485 17,000 Al Popolo Romano per il Campidoglio Ai diversi estraordinarii in Roma Al Sig. Giambatista; la tesoreria di Fermo . 1,750 30,000 232,000 Somma in tutto, scudi 765,557 Papa Giulio, serenissima Signoria, gravissimo e sapientissimo Consiglio, è dal Monte Sansovino, picciol luogo in Toscana. Il primo che diede nome e qualche reputazione alla casa sua, fu suo avo dottore, e molto dotto in legge; e fu a servizio del duca Guido di Urbino; dal quale mandato a Roma per negozii del suo stato, vi acquistò grazia molta: sicchè col molto studio che in detta facoltà fece, il suo nipote acquistò tanto di grazia, che divenne cardinale del Monte; del quale fu poi nipote questo, allevato in corte e, per primo grado, cameriere di papa Giulio II. Fu poi arcivescovo di Siponto, e in tal grado venne qui alle EE. VV. a dimandare Ravenna e Cervia, che esse ebbero dopo il sacco di Roma; e pel molto suo valore e nelle lettere di legge e nei molti carichi avuti, e per l'autorità di suo zio, fu, morto costui, fatio cardinale in suo luogo; e fatto papa, si prese subito il nome di Giulio che fu suo padrone, con proponimento di volerlo imitare. Ha Sua Santità sessantaquattro anni ai ventotto di ottobre; è di natura collerica molto, ma anco molto benigna: sicchè, per gran collera Vol. VII. 45 |