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CENNI BIOGRAFICI INTORNO A MARCO MINIO

Marco Minio, figliuolo di Bartolomeo, fino dal 1478 aveva riportate le insegne di Dottore. Nel 1502 fu nominato ambasciatore ordinario in Ispagna. Essendo Savio di Terraferma, fu eletto ai 7 di maggio 1516 Legato ordinario a Leone X, nella corte del quale stette quaranta mesi; e ripatriato, lesse in Senato la relazione, di cui trovasi un breve sunto nei Diarii inediti del Sanuto. Nel 1520 ai 7 di novembre gli fu affidata l'ambasceria straordinaria a Solimano II, per congratularsi in nome pubblico della successione al trono, e per la confermazione della pace, che ebbe poi luogo nel 1521. Abbiamo nel Sanuto un sommario della sua relazione di Costantinopoli fatta in Senato agli otto di aprile 1522. Ma la relazione intera è rimasta inedita fino all'anno 1845, nel quale, sopra due codici posseduti, l'uno dall'inglese Rawdon Brown, l' altro da Emanuele Cicogna, fu pubblicata in Venezia presso la tipografia Alvisopoli. Tornato da Costantinopoli, andò Duca a Candia; alla quale dignità era stato inalzato prima ancor di partire per la Turchia, cioè ai 2 di dicembre 1520. In Candia si trattenne tre anni, e fece molto in sollievo dei travagliati dalla pestilenza in quell'isola. Ripatriò nel 1524, e tenne in Senato la relazione del suo operato, che fu molto lodata. Anche nel 1526, come ci fa sapere il Sanuto, ritornava a Costantinopoli; ov' era tuttavia nel 1527. Nel 1529, essendo Savio del Consiglio, venne nominato ambasciatore ordinario in Francia; ma se ne escusò per la grave sua età. Accettò per altro la straordinaria legazione a Carlo V; alla quale fu scelto con Girolamo Pesaro, Lorenzo Bragadino e Marco Foscari nel 1532, per corteggiare l' Imperatore nel suo passaggio dall'Austria în Ispagna. Di questa sua andata, lesse in Senato nel novembre di quell'anno la relazione, della quale ci conservò un sommario il Sanuto. Fu eletto con altri oratore straordinario a Paolo III per la sua promozione al soglio pontificio; e in Roma trovavasi pure con Federico Reniero nel 1536. Nel 1537 e 1538 sostenne varie volte nel Senato con molta eloquenza le sue opinioni; e nel 1539 (stile romano) fu uno dei Quarantuno eletti dagli Undici alla creazione del Doge, in luogo del defunto Andrea Gritti. Finalmente, dopo avere in diversi tempi sostenute le cariche di consigliere, censore, avvogadore del Comune, riformatore dello Studio di Padova ed altre, venne a morte in patria ai 27 di gennajo 1541. Più particolarità intorno a quest'uomo leggonsi nei Cenni dal Cicogna premessi alla suddetta Relazione di Costantinopoli.

Disse, come era stato in questa legazione mesi quaranta, ed avea cercato di tenere il papa in buona amicizia con questo stato. Il qual papa è fiorentino (1); e tuttavia è buona persona ed ama questo stato; ma non vorria che si aggrandisse più di quello che è; nè per niun modo vorria vedere la sua ruina. E questi per cagion di Fiorenza ha poca entrata per il papato (2). Le entrate sono di tre sorta: l'una di annate, dalle quali tragge all'anno ducati centomila; ma la metà delle annate concistoriali, cioè episcopati ed abazie, è dei cardinali. Dagli ufficii trae sessantamila ducati, ed altri sessantamila di composizioni (3). Non ha contanti, perchè è liberale, e non sa tenere i danari; e poi i fiorentini, che si fanno e sono suoi parenti, non lo lasciano mai avere un soldo: e i detti fiorentini sono in grand' odio alla corte, perchè in ogni cosa son fiorentini. E si dice che se vuol fare solamente dieci cardinali, ne trarrà ducati quattrocentomila. E la parola sola: fac ci

(1) Leone X. - Quel tuttavia ci disvela una piaga delle repubbliche, anzi della più gran parte delle città italiane sino ai dì nostri, in cui le gelosie e gli odii municipali vannosi finalmente spegnendo.

(2) Quantunque Leone spendesse molto nell'assicurare il governo di Firenze alla sua famiglia e promuoverne anche altrove l'ingrandimento, nondimeno l'entrate del papato non vi si consumavano a gran pezza.

(3) Composizione dicevasi lo scambio dei benefizii con regresso e riserva ed altre canoniche irregolarità, mediante una somma determinata.

tius costò al cardinal San Giorgio trecentomila ducati; il quale mostra di essere grande amico di questo stato (1). Il papa sta neutrale tra Spagna e Francia; ma l'orator nostro crede che penda da Spagna; perchè è stato pur messo in casa ed anche assunto al papato dagli Spagnuoli. Il cardinal de' Medici (2), suo nepote, che non è legittimo, ha gran potere col papa; è uomo di gran maneggio e di grandissima autorità; tuttavia sa vivere col papa, nè fa alcuna cosa di conto se prima non domanda al papa. Ora si ritrova a Fiorenza a governare quella città. Il cardinal Bibiena è molto appresso al papa, ma questo Medici fa tutto. Il papa ha d'entrata . ducati; dice di no a chiunque gli domanda alcuna cosa; ma a quello che è in dubbio di fare, dice: vedremo. È dotto, e amatore dei dotti; buon religioso, ma vuol vivere e star sui piaceri, massimamente su quelli delle caccie. Va spesso alla Magnana, che è un palazzo a cinque miglia da Roma, dilettevole assai. Laudò il cardinal Grimani, che è fuora di corte da varii mesi, e ha buon nome, e si ritiene che sarà papa (3). Laudò pure il cardinal Cornaro, che ha gran potere col papa, e si affatica molto nelle cose della Signoria nostra. Il cardinal Pisani è giovane (4) e si va facendo; sicchè farà onore alla patria. Disse di altri cardinali, che in sostanza sono in numero di...

(1) Francesco o Franciotto degli Orsini, da uomo d'armi fatto uomo di chiesa per danaro, nel 1517.

(2) Giulio dei Medici, figlio di Giuliano, ucciso nella congiura de' Pazzi e di una donna dei Giorini, sua amica. Fu poi creato pontefice col nome di Clemente VII.

(3) Morì cardinale in Roma ai 26 d'agosto 1523.

(4) Francesco Pisani, veneto, eletto cardinale nel 1517.

SOMMARIO

DELLA

RELAZIONE DI ROMA

DI

LUIGI GRADENIGO

9 MAGGIO 1523 (1)

(1) Diarii inediti di Marin Sanuto, Vol. XXXIV.o pag. 183 e seguenti. (Biblioteca di San Marco.)

Vol. VII.

9

CENNI BIOGRAFICI INTORNO A LUIGI GRADENIGO

Luigi Gradenigo era della stessa linea del Doge Pietro di questo nome (1289-1310) e fu figliuolo di Domenico e di donna Lucrezia da Veggia. Si può conghietturare l'anno della sua nascita dall' essere egli stato ammesso al Maggior Consiglio nel 1476; cosicchè allora non poteva aver meno di vent'anni. Avogadore del Comune nel 1509, si adoperò assai con Bernardo Bembo e Marino Giustiniani per far richiamare dall'esilio quell'Antonio Grimani, che fu poscia eletto Doge di Venezia. Era Luigi luogotenente della Repubblica in Udine, quando nel 1511, datisi già alla devozione di Cesare molti di quei feudatari, nè rimanendo speranza a quella città di ricevere soccorsi dalla Repubblica, si pensò di accettare le offerte dei nemici. Il Gradenigo, udite le difficoltà proposte e conoscendo di non poter difendere la città, partì per Venezia accompagnato dalle lagrime di quei cittadini. Ciò narra lo storico Gianfrancesco Palladio (II. 112); e il Bembo aggiunge, che parti sozzamente, lasciando artiglierie di gran prezzo in preda ai nemici. Sembra però che i Veneti Senatori trovassero abbastanza giustificata la sua partenza, perchè non lo sottoposero, come altrimenti solevasi, a rigoroso processo. Difatti il Sanuto non dice altro se non « che era stata grande mormorazione in Collegio, perchè il Gradenigo partì da Udine lasciando tante artiglierie che valgono un tesoro, senza averle almeno fatte inchiodare; e coi Capi dei X i Senatori volevano far provisione; tamen nihil fecerunt ». Ebbe poscia il magistrato di Governatore delle pubbliche entrale; anzi in questo trovavasi, allorchè ai 29 di Maggio 1519 fu destinato ambasciatore ordinario a Leone X; per la quale legazione non partì che ai 18 di Aprile 1520. Ai 9 di Maggio 1523 tenne in Senato la relazione di questa ambasceria, della quale il Sanuto ci ha conservato un sommario. Fu eziandio Savio di Terraferma, e nel 1523 fu scelto con altri per ambasciatore straordinario a Clemente VII; ma ricusò. Fu bensì oratore con Marco Dandolo, Luigi Mocenigo e Lorenzo Bragadino nel 1529 allo stesso sommo Pontefice, per congratularsi della pace recentemente seguita a Bologna. Fu più volte Savio del Consiglio, ed ebbe a manifestare in varie occasioni sodezza di opinioni ed eloquenza. Il Morosini ci conservò il sunto di qualche sua concione tenuta in Senato. Avvi quella contro il partito adottato dai Savii (1537) di proporre l'alleanza tra il Papa, la Repubblica e Carlo V a danno di Solimano, prima che di trattare la pace con quest'ultimo: pace consigliata con molta forza dal Gradenigo anche nel 1538. Avvi l'altra arringa, nello stess' anno, quando trattossi se si dovessero mandare i soldati alemanni in Dalmazia per fare colà la guerra; ed egli con molte ragioni sostenne (e così fu preso) che si dovessero licenziare ( Morosini I, 466, 492, 508.) Le quali cose attesta anche il reputatissimo storico veneziano, tuttora inedito, Antonio Longo, nei suoi Commentarii, che anche in altre occasioni ricorda le parlate del Gradenigo.

Nel 1541 ai 20 di Agosto, fu creato Procuratore di San Marco de Supra, in luogo di Vincenzo Cappello; e finalmente ai 13 di Maggio 1542 morì a Venezia.

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