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RELAZIONI

DELLA CORTE DI ROMA

NEL SECOLO XVI

RACCOLTE ED ANNOTATE

DA TOMMASO GAR

VOL. I

AVVERTIMENTO

Quando, verso la metà del secolo XVI, la più eletta parte d'Italia ebbe perduta l' indipendenza, ed agli spiriti generosi mancava una degna palestra da esercitare il braccio e l'ingegno, durò tuttavia in molti fra gli Italiani il bisogno o la curiosità di partecipare, almeno in astratto, alle cose pubbliche; di farne argomento di discussioni politiche, di raccogliere e commentare gli atti, le leggi, gli ordinamenti dei propri e degli stranieri governi. Queste scritture, moltiplicate per copie più o meno esatte, tenevano luogo in certo modo di stampa periodica in materie politiche, e venivano studiosamente conservate negli archivi dei principi o di quelle famiglie, i cui membri avessero avuto alcuna parte nelle cose di stato, o nei secreti delle corti ecclesiastiche e secolari. E già sulla fine del secolo, e massime sul principio del decimosettimo, molte di quelle scritture vennero nella sostanza loro intessute nelle storie particolari e generali d'Italia, citate come documenti irrefragabili, ridotte in collezioni speciali.

Ai di nostri, in cui la critica, guidata da più alti principii, tende ad investigare e ad appurare le fonti, a pesare e cribrare le autorità, questo genere di scritture va sempre acquistando maggior favore, per l'uso eccellente che mostrarono potersene fare parecchi autori di storie, così italiani come stranieri. Primo fra questi è incontrastabilmente il professore LEOPOLDO RANKE, il quale, con maraviglioso acume e destrezza, si servì di quei medesimi materiali come di addentellato alla Storia dei Prin

cipi e Popoli dell' Europa Meridionale nel secolo XVI e XVII ; e singolarmente per quella parte di essa che racconta le azioni dei Papi, durante lo stesso periodo di tempo. Per incarnare, come egli fece maestrevolmente, quest' ultimo disegno, gli vennero specialmente in acconcio le inedite Relazioni degli Ambasciatori Veneti alla Corte di Roma, le Istruzioni e le Informazioni dei Papi, dei Legati, dei Cardinali. La qual sorta di documenti vorrà sempre estimarsi la più importante, e per l'autonomia degli stati da cui provennero, e per la qualità degli uomini adoperati nelle trattazioni dei negozii politici e religiosi.

Nel primo volume della Serie II di questa generale Collezione delle Relazioni degli Ambasciatori Veneti alle corti italiane e straniere, il benemerito raccoglitore, Sig. ALBERI, prometteva: « che le Relazioni di Roma formeranno per sè sole intieri volumi, dove, senza interpolazione di altre, verranno cronologicamente disposte; parendo che così richiedesse il gran numero e l'importanza massima delle medesime; le quali costituiscono una storia del Papato, il cui valore non può essere abbastanza apprezzato, che dietro l'esame stesso di questi preziosissimi documenti. >>

Essendomi stata affidata la cura di adempiere quella promessa, mi corre debito, prima d'ogni altra cosa, di rendere ragione ai lettori del metodo e della distribuzione dell'opera.

È noto che un' antica legge della Repubblica di Venezia obbligava ciascuno ambasciatore, compiuto l'ufficio, di fare dinanzi al Senato una relazione delle cosc operate ed osservate durante la legazione. Un' altra legge ingiungeva più tardi agli ambasciatori di deporre in iscritto nella Cancelleria ducale la relazione esposta a voce in Senato. Quest'ultima legge, andata in disuso, fu richiamata in vigore nel 1533, e mantenuta sino al cadere della Repubblica (1). Perciò, dal principio del seco

(1) Nella serie delle Relazioni di Roma v' ha però una lacuna dal 1535 al 1551; a riempire la quale riuscirono infruttuose le più diligenti ricerche, fatte dal chiarissimo Emanuele Cicogna e da me. Il Cicogna è d'avviso, che gli ambasciatori intermedii non ponessero le loro relazioni in iscritto, contenti di aver dato nei loro regolari dispacci al Senato il ragguaglio di tutte le cose operate. Dal 1551 in poi, le interruzioni divengono sempre minori.

lo XVI fino al 1533, esistono pochissime Relazioni d' ambasciatori veneti alle corti italiane e straniere; nessuna, propriamente parlando, della Corte di Roma; giacchè quelle del Foscari (1526), del Contarini (1530), del Soriano (1531) furono composte più tardi, per obbedire alla nuova legge. Sarebbe adunque stato impossibile il cominciare la nostra raccolta col secolo, se ad un dotto ed ingenuo veneziano non fosse venuta la buona idea di stendere dal 1496 al 1533, giorno per giorno, un ragguaglio continuato degli avvenimenti civili e politici della Repubblica e di tutti gli stati nei quali aveva rappresentanti. Questi era il patrizio Marino Sanuto, il quale ci legò, in cinquantasei volumi in foglio, il magnifico frutto di sue fatiche (1). A comporre gli inediti suoi Diarii servirono tutti i libri e le scritture della Cancelleria segreta, alla quale, come senatore, gli era permesso l'accesso; servirono gli amichevoli rapporti coi magistrati più gravi, coi capitani più famosi, coi prelati più insigni, cogli storici e coi letterati più notevoli del suo tempo. Inoltre, esercitò egli stesso varie e cospicue magistrature; fu presente alle discussioni e deliberazioni di quel Senato, al quale tendevano, siccome a foco, i raggi della parabola italiana, ed in grandissima parte anche quelli dell' europea e dell'asiatica. Non sarà quindi esagerazione il tenere que' suoi Diarii in conto della miniera la più ricca e importante di fatti e documenti storici nel mentovato periodo. Con questa abbiamo potuto sopperire al difetto delle Relazioni in quel torno, facendone estrarre i sommarii che n' avea conservati il Sanuto. Il chiarissimo Signor RANKE si era giovato opportunamente di questi stessi sommarii per la composizione della grand' opera; e noi li presentiamo ora, per la prima volta, in tutta la loro interezza al pubblico italiano, tali quali ce li ha lasciati il Diarista, mutatane solamente l'ortografia; la qual cura adoperammo per tutte le altre Relazioni più o meno scorrette, senza svisare minimamente lo stile e la forma dell' originale concetto. E di questa scrupolo

(1) L'originale dei Diarii conservasi dal 1805 nell' Archivio di Stato a Vienna; e una copia fedele nella Biblioteca di San Marco a Venezia, Un colto e benemerito inglese ne fece uno spoglio, per ordirne i suoi Ragguagli sulla vita e le opere di Marin Sanuto; 2 vol. in-8°. Venezia, 1837.

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