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minatorto, il generale Michele Carascosa in Leccafondi, il generale Federico Bianchi (che nel maggio del 1815 vinse la battaglia di Tolentino) in Brancaforte,

Il general di quei marmorei lanzi
Gente nemica al camminare innanzi ;

col raffigurare nella battaglia omerica fra i Granchi e i Topi la battaglia di Tolentino, nella fuga di questi la fuga dei Napoletani, in Topaia Napoli, nella seconda battaglia quella del marzo 1821 presso Antrodoco, e via discorrendo; col mostrare inoltre le alterazioni dei personaggi e degli avvenimenti storici, per ragione estetica, e talvolta anche politica, bellamente fatte; infine col ben delineare la vasta materia che si svolge nel lavoro poetico, ed il suo organamento; ne viene al poema nelle parti e nel tutto luce e attraenza, e si ha miglior fondamento a portare su esso un più adeguato giudizio. Sommo nella lirica, il Leopardi trattando la satira non restò mediocre, non si aggirò in campo non suo; ma v'impresse imperiture orme del proprio genio. Questi

giudizî su certi caratteri delle poesie liriche e satiriche del Leopardi, contrarî in gran parte ai generalmente accettati, vorrebbero particolareggiate notizie e dimostrazioni, che riserbo io per necessità all'edizione delle sue Poesie corredata di varianti, di note critiche e illustrative, dove avrò agio di allargarmi in siffatta materia e di esaminare anche e mettere in vista le opinioni e interpretazioni degli altri.

XIV. - Le prose di Giacomo Leopardi da esso approvate comprendono le Operette morali, i Pensieri e parecchi Volgarizzamenti. Questi sono il Manuale di Epitteto, Ercole, favola di Prodico, tre Operette morali d' Isocrate, un' Orazione di Gemisto Pletone, un Frammento di traduzione dell' Impresa di Ciro; con preamboli e discorsi del traduttore, ricchi di dotte e assennate considerazioni su la letteratura e l'arte del tradurre, e, al pari delle traduzioni stesse, modelli del bello scrivere italiano. Ma la sua gloria come prosatore sta massimamente negli scritti originali, che d'ordinario han per materia, come annunzia

il loro qualificativo, cose di morale filosofia. Le Operette, compresavi la Comparazione delle sentenze di Bruto Minore e di Teofrasto vicini a morte, stampata fin dal 1824 prima delle altre, sono in tutto venticinque, delle quali ben ventuna erano già compiute nel novembre del 1825, e furono date in luce nel 1827.1 Questa nuova disposizione dell' ingegno, tra il primo e il secondo periodo poetico, e l'occasione a meditar l'arido vero ed esporlo in prosa le notava l' autore stesso in una lettera del 6 maggio 1825 al Giordani con parole degne di esser qui riferite: « Quanto al genere degli studi ch' io fo, come io sono mutato da quel ch'io fui, così gli studi sono mutati. Ogni cosa che tenga di affettuoso e di eloquente mi annoia, mi sa di scherzo e di fanciullaggine ridicola. Non cerco altro più fuorchè il vero, che ho già tanto odiato e detestato. Mi compiaccio di sempre meglio scoprire e toccar con mano la miseria degli uomini

1 Operette Morali del conte Giacomo Leopardi. Milano, Stella, 1827.

e delle cose e d' inorridire freddamente, speculando questo arcano infelice e terribile della vita dell'universo. M' avveggo ora bene che, spente che sieno le passioni, non resta negli studi altra fonte e fondamento di piacere che una vana curiosità, la soddisfazione della quale ha pur molta forza di dilettare: cosa che per l'addietro, finchè mi è rimasta nel cuore l'ultima scintilla, io non poteva comprendere. > Ma questa scintilla, cioè la poesia, nel suo cuore non era morta, era sopita soltanto, e cominciò a ravvivarsi con l' Epistola a Carlo Pepoli, che è, come già si è detto, il principio del secondo periodo poetico dell'autore. Che se delle sue venticinque prose a questo secondo periodo poetico appartengono le ultime quattro soltanto, forse ad esso però appartengono principalmente i Pensieri, sebbene con tutta probabilità cominciati fin dall' adolescenza, centoundici in tutto, scelti fra molti più che restano anc' oggi inediti nella massima parte; i quali rammentano le Maximes del La Rochefoucauld e più specialmente i Ricordi del Guic

ciardini, uno degli scrittori italiani prediletti al Leopardi. Donde s' inferisce che egli fu poeta e prosatore contemporaneamente, e non in due periodi successivi, come fu detto per la smania incorreggibile di accomodare le cose a preconcetti giudizî; e contemporaneamente veniva esplicando il suo pessimismo nella poesia e nella prosa, facendosi nell' una per l'altra a vicenda commentatore di sè stesso. Nelle prose è acuto osservatore della natura umana, come può uno a cui è mancata l' esperienza larga e varia della vita pubblica e sociale; è ragionatore sottile, e, secondo i principi suoi, conseguente; ma spiega i suoi pensamenti a gruppi staccati e facenti parte ciascuno da sè. Quanto allo svolgimento e all' esposizione, in nessuna quasi delle sue Operette procede col metodo del trattato scientifico, ma poeticamente incarna le proprie concezioni e dottrine nella vita e nei discorsi di personaggi storici o imaginarî, e di altri esseri figurati sotto apparenze umane, adoperandovi talvolta la forma narrativa e più spesso la dialogica, pura o

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