Sayfadaki görseller
PDF
ePub

il civile ed il religioso, nel cozzo del vecchio col nuovo, del diritto Feudale col Romano, della ragion pura colla ragion di stato, balbetta le prime sillabe un fanciullo che sarà fiero garzone, giovane baldanzoso, robusto, l'idolo di un secolo avvenire, il diritto laicale.

Tutti gli scritti dell'Alighieri sono tali, che uno abbisogna necessariamente dell'altro. Essi si avviticchiano fra di loro per mezzo di brevi parole, le quali, nodi tenacissimi delle opere sue, servono ad innestare i varii libri in modo, che i loro raggi, specchiati da uno in altro, crescono di vigore e tornano più vivi, più poderosi onde sono partiti.

In mezzo a sì splendida armonia, a tanto sfoggio di forme e ricchezza e varietà di materia c'è tuttavia qualche ombra, qualche linea indistinguibile, resa tale dalla stessa sovrabbondanza di luce. Un'idea costante, tenace anima di misticismo leggiadro i concetti del nostro grande Fiorentino e li divinizza coprendoli di un velo arcano e maestoso. Lambendo appena lo scritto, qua essa sorvola le pagine, là è succo e sangue e vita dell'opera; qua apertamente splendida e battagliera, là celata in un manto azzurro ed indistinguibile nel fondo limpido dell'aria, sempre torna a

far capolino, o che il poeta si perda nelle astruserie della scolastica medioevale, o che s'abbandoni alla potenza creatrice del suo genio.

Tale idea è Beatrice, tale è la fata, dietro a cui, si scriva colla maiuscola o no, sia una donna o la filosofia, corrono i critici all'impazzata da qualche secolo. Fino a tanto che questa sfinge non ci sarà piana, dopo sforzi inutili quanto noiosi, ci ritrarremo sempre infiacchiti e sfiduciati dallo studio del nostro

sommo.

Beatrice, questa fanciulla che sotto forme si semplici si mostra al lettore nella Vita Nuova, questa donna che s'india sino al trono divino, questa severa riprenditrice dei vizi del poeta, questa che nel Convito è come una dolce memoria, amata, cantata, idolatrata, sto per dire, da Dante in tutto il corso della sua vita, si è venuta col correre de' secoli man mano adombrando, allontanandosi quasi dalla nostra percezione ed assimilandosi per lo svanire delle sue linee ad una figura incerta, aerea, nè perfettamente di donna, nè di mito.

Eppure un antico, altro nostro grande e quasi contemporaneo di Dante, ne ha parlato con si viva semplicità! « Era..... una figliuola del sopraddetto Folco, il cui nome era

Bice, comecchè egli sempre dal suo primitivo nome, cioè Beatrice la nominasse, la cui età. era forse di otto anni, assai leggiadra e bella secondo la sua fanciullezza, e ne' suoi atti gentilesca e piacevole molto, con costumi e con parole assai più gravi e modeste che il suo picciolo tempo non richiedeva; e oltre a questo avea le fattezze del volto dilicate molto e ottimamente disposte, e piene, oltre alla bellezza, di tanta onesta vaghezza, che quasi un'angioletta era reputata da molti 1.» « Fu adunque questa donna (secondo la relazione di fededegna persona, la quale la conobbe e fu per consanguinità strettissima a lei) figliuola di un valente uomo chiamato Folco Portinari, antico cittadino di Firenze: e comecchè l'autore sempre la nomini Beatrice dal suo primitivo, ella fu chiamata Bice 2. »

II.

Dice questo il Boccaccio con aperta sentenza, messo da banda il linguaggio settario, oscuro, figurato, (Dio, che quadro inquisitoriale!) che i nostri grandi d'allora usavano, a

1 BOCCACCIO. Vita di Dante. Ed. Le Monnier.

BOCCACCIO. Com, alla Div. Commedia. Ed. Le Monnier.

giudizio del Rossetti 1, ogni qual volta avessero a dire cosa men che lecita.

Non vo' sapere se essi erano davvero tanto paurosi, e se la loro fu così timida grandezza. Solo a farci avvisati del contrario mi pare che debba esserci qualche squarcio del poema dell'Alighieri, qualche sonettuccio del Petrarca ed anche un po' di Decamerone. Ma questo è oro: considerate ciò che diceano sotto la maschera dell'allegoria; altro che precursori di Lutero!

I grandi! Non sono meno fragili degli altri nè meno soggetti ad errare; dico i grandi e tutti, ma quel povero Boccaccio a preferenza. Volere o non volere, gran torto fu per lui aver composto il Decamerone, poichè molti, che ne' segreti della placida ed arcadica stanzetta da studio vanno a cercare in quel libro come ghiottornie le novelle più oscene, ne diranno in pubblico o a viso aperto, o facendo le debite evirazioni per gli innocenti alunni dei ginnasii, corna e poi corna. Ma tant'è; il Boccaccio è romanziere, nè ha diritto che in cosa alcuna gli si creda.2

Ed in verità come l'Aretino, uomo serio,

1 GABR. ROSSETTI. Dello spirito antipapale che produsse la riforma. 2 Anche il PEREZ (Beatrice svelata, 6) chiama la vita scritta dal Boccaccio un romanzo erotico.

avrebbe potuto credere tante fantasticherie amorose all'autore della Fiammetta? E qualche timorato sacerdote, pubblicando l'operetta giovanile del nostro autore, non avrebbe egli temuto di rendersi men casto nella sua riputazione, se si fosse prestata fede a ciò che narra il Certaldese?

Pure questa malavventurata vita dell'Alighieri scritta dal Boccaccio ha avuto anch'essa i suoi paladini, fra i quali quasi tutti i critici delle opere di quest'ultimo, non escluso il Landau, che così s'esprime: « Questa prima biografia di Dante è il più bel monumento che il Boccaccio avesse potuto erigere al poeta da lui altamente venerato ed a sè, quantunque alcuni storici della letteratura abbiano voluto togliere a quest'opera ogni valore. 2 »

Nè tali storici son pochi. Il Filelfo, il Vellutello, Gianozzo Manetti, Scipione Maffei, il Tiraboschi, il Pelli, il Ginguenè, il Foscolo, lo Scartazzini, il Bergman, 5 il Notter, 6 il

4

3

1 Pel BISCIONI, ad esempio, la trovata dell'allegoria filosofica dovette essere una grossa fortuna.

2 MARCO LANDAU. Giovanni Boccaccio, sua vita e sue opere.

Nei suoi studi sul poema di Dante.

Nella Rivista internazionale di Firenze 1876, fasc. 3o e 6o, e

nell'opera Dante in Germania.

Dante, sa vie et ses ouvres. Strasburgo, 1881.

Sei lezioni su Dante Alighieri, Stoccarda, 1861.

« ÖncekiDevam »