Sayfadaki görseller
PDF
ePub

1

§ VI.

Dico che in questo tempo, che questa donna era ischermo di tanto amore, quanto dalla mia parte, mi venne una volontà di voler ricordare il nome di quella gentilissima e d'accompagnarlo di molti nomi di donne, e specialmente del nome di questa gentile donna; e presi il nome di sessanta le più belle donne della cittade, ove la mia donna fu posta dall'altissimo sire 3, e composi una epistola sotto forma di serventese, la quale io non scriverò: e non n'avrei fatta menzione se non per dire quello che, componendola, maravigliosamente addivenne, cioè che in alcuno altro numero non sofferse il nome della mia donna stare, se non in sul nono 5, tra' nomi di queste donne.

§ VII.

La donna, con la quale io aveva tanto tempo celata la mia volontà, convenne che si partisse della sopradetta cittade, e andasse in paese 6 molto lon

1 Altri: schermo. Vedi la nota al § precedente. 2 Questa voce donne, la quale trovasi in tutti i codici, fu tralasciata dal Fraticelli.

-

3 Siri legge il D'Ancona, seguendo solo un manoscritto e l'edizione del Sermartelli; perchè, lo ignoro. 4 -- Fatta sta meglio di fatto, perchè, come osserva il D'Ancona, è più conforme all'indole dell'antica lingua. La lezione nove fu introdotta dagli editori 6 Moltissime edizioni tra

Pesaresi, seguiti poscia dal Fraticelli.

lasciano questa voce molto; noi però la riceviamo coll'autorità del maggior numero dei codici.

tano: per che io, quasi sbigottito della bella difesa
che mi era venuta meno, assai me ne disconfortai
più che io medesimo non avrei creduto dinanzi. E
pensando che, se della sua partita io non parlassi
alquanto dolorosamente, le persone sarebbero ac-
corte più tosto del mio nascondere, proposi adunque 1
di farne alcuna lamentanza in un sonetto, lo quale io
scriverò; perciocchè la mia donna fu immediata ca-
gione di certe parole, che nel sonetto sono, siccome
appare a chi lo 'ntende: e allora dissi questo sonetto:
O voi, che per la via d'amor passate,
Attendete, e guardate

S'egli è dolore alcun, quanto il mio, grave:
E priego sol, ch'audir mi sofferiate;

E poi immaginate

S'io son d'ogni dolore 2 ostello e chiave.

Amor, non già per mia poca bontate,

Ma per sua nobiltate,

ᎷᎥ pose in vita sì dolce e soave,

Ch'io mi sentia dir dietro spesse 3 fiate:

Deh! per qual dignitate

Così leggiadro questi lo cor have!

1 Quest'adunque, non accettato nè dal Giuliani, nè dal Fraticelli, è in quasi tutti i codici.

2 La lezione tormento, seguita da molti

3

e dallo stesso Fraticelli, non so come si sia cavata fuori. Hanno dolore tutti sei i codici osservati dal D'Ancona, più il codice Ricc. 1054, il Barb. XLV, 130, il Vat. Urb. ed il Cas. spesse leggono i codici citati dal D'Ancona e tutti quelli da me esaminati. Gli editori Milanesi lessero assai, seguiti in ciò dal Fraticelli e dal Giuliani.

1

Ora ho 1 perduta tutta mia baldanza,
Che si movea d'amoroso tesoro,
Ond'io pover dimoro

In guisa, che di dir mi vien dottanza.
Sì che, volendo far come coloro,

Che per vergogna celan lor mancanza,
Di fuor mostro allegranza,

E dentro dallo cor mi struggo e ploro 2.

Questo sonetto ha due parti principali: chè nella prima intendo chiamare i fedeli d'Amore per quelle parole di Geremia profeta: O vos omnes, qui transitis per viam, attendite et videte, si est dolor sicut dolor meus; e pregare che mi sofferino d'udire. Nella seconda narro là ove Amore m'avea posto, con altro intendimento che l'estreme parti del sonetto non mostrano: dico ciò che io ho perduto. La seconda parte comincia quivi: Amor, non già.

§ VIII.

Appresso il partire di questa gentildonna, fu piacere del signore degli angeli 3 di chiamare alla sua gloria una donna giovane e di gentile aspetto molto,

2

1 Il cod. Barb. XLV, 130, legge: Or è perduta. Questa lezione, dichiarata la più giusta, è oggi seguita da tutti. Il cod. Barb. XLV, 130, legge questo verso così: Ma pur dentro dal cor mi storcho e ploro. 3 Non usando la maiuscola nè in signore, nè in angeli, son più fedele all'antica ortografia.

la quale fu assai graziosa in questa sopradetta cittade, lo cui corpo io vidi giacere senza l'anima 1 in mezzo di molte donne, le quali piangeano assai pietosamente. Allora, ricordandomi che già l'avea veduta fare compagnia a quella gentilissima, non potei sostenere alquante lagrime; anzi piangendo mi proposi di dire alquante parole della sua morte in guiderdone di ciò, che alcuna fiata l'avea veduta con la mia donna. E di ciò toccai alcuna cosa nell'ultima parte delle parole che io ne dissi, siccome appare manifestamente a chi le intende: e dissi allora questi due sonetti 2:

Piangete, amanti, poi che piange Amore,

Udendo qual cagion lui fa plorare:

Amor sente a pietà donne chiamare,

Mostrando amaro duol per gli occhi fuore;

[ocr errors]

1 Preferisco senza l'anima a senz'anima, perchè la prima forma sembrami più antica dell'altra. 2 Tralascio qui alcune parole che si trovano in tutte le edizioni: “dei quali comincia il primo: "Piangete anianti; il secondo: Morte villana. „, In ciò m'attengo al D'Ancona, che osserva (p. 6, nota): A voler essere propriamente conseguenti, simili frasi o s'avrebbero a riporre dovunque s'in"troducono composizioni poetiche o a tralasciare dappertutto;, il qual D'Ancona, viceversa, le tralascia ovunque e qui le scrive. Ciò forse perchè, essendo la dicitura più lunga, nessun codice l'avrà saltata. Io ritengo tali frasi dell'Alighieri, ma non veggo ragione perchè le si abbiano ancora a conservare, con discapito anzi che no di questa operetta, mentre forse l'autore le segnò componendo il libro per non trascrivere in esteso le rime.

[ocr errors]

Perchè villana morte in gentil core
Ha messo il suo crudele adoperare,
Guastando ciò che al mondo è da lodare
In gentil donna, fuora 1 dell'onore.
Udite quant' Amor le fece orranza;
Ch'io 'l vidi lamentare in forma vera
Sovra la morta immagine avvenente;

E riguardava invêr lo ciel sovente,
Ove l'alma gentil già locata era,

Che 2 donna fu di sì gaia sembianza.

Questo primo sonetto si divide in tre 3 parti. Nella prima chiamo e sollecito i fedeli d'Amore a piangere; e dico che lo signore loro piange; e dico, acciò che udendo la cagione perch'e' piange, si acconcino più ad ascoltarmi; nella seconda narro la cagione; nella terza parlo d'alcuno onore, che Amore fece a questa donna. La seconda parte comincia quivi: Amor sente; la terza quivi: Udite.

Morte villana, di pietà 5 nimica,

Di dolor madre antica,

Giudicio incontastabile, 6 gravoso,

--

1 Gli antichi editori con evidente sbaglio leggevano nei codici sovra. Il Dionisi propose di leggere suora, ma questa lezione non attecchi affatto. Oggi tutti leggono fuora. 2 Perchè il Giuliani accentua questo Che? - Il codice Chigiano della V. N. legge: ha Conservo questo acciò nel modo stesso che il D'Ancona,

tre.

spostandolo cioè un pochetto.

5 Alcuni codici: e di pietà.

6 Il

D'Ancona scrive incontastabile coll'autorità di tre codici. Prima di

« ÖncekiDevam »