L EVOMMI il mio penser in parte ov' era quella ch' io cerco e non ritrovo in terra : ivi, fra lor che 'l terzo cerchio serra, la rividi più bella e meno altera. Per man mi prese e disse: "In questa spera sarai ancor meco, se 'l desir non erra : i' so' colei che ti die' tanta guerra, e compie' mia giornata innanzi sera. Mio ben non cape in intelletto umano : te solo aspetto e, quel che tanto amasti e là giuso è rimaso, il mio bel velo." Deh, perchè tacque? et allargò la mano ? ch' al suon de' detti sì pietosi e casti poco mancò ch' io non rimasi in cielo. vo piangendo i miei passati tempi, i quai posi in amar cosa mortale senza levarmi a volo, abbiend' io l' ale per dar forse di me non bassi esempi. Tu, che vedi i miei mali indegni et empi, Re del cielo, invisibile, immortale, soccorri a l'alma disvïata e frale, e 'l suo defetto di tua grazia adempi: sì che, s' io vissi in guerra et in tempesta, mora in pace et in porto, e se la stanza fu vana, almen sia la partita onesta. A quel poco di viver che m' avanza ed al morir degni esser tua man presta: tu sai ben che 'n altrui non ho speranza. Y thoughts go forth to the abiding place In beauty more compassionate to my mind. I did believe I was in Paradise. I DO repent me of departed days In which I laid up treasure on the earth, And did not use my wings unto Thy praise, Though haply they were given to prove my worth. O Lord of Heaven, invisible, divine, That I may die in Thee on Whom are cast GIOVANNI BOCCACCIO, 1313-1375 o mi son giovinetta, e volentieri m' allegro e canto en la stagion novella, ha presa e terrà sempre, come quella il colgo e bacio e parlomi con lui, e com' io so, così l' anima mia tututta gli apro, e ciò che 'l cor disia : quindi con altri il metto in ghirlandella legato co' miei crin biondi e leggieri. E quel piacer, che di natura il fiore agli occhi porge, quel simil me 'l dona che s' io vedessi la propia persona che m' ha accesa del suo dolce amore; quel che mi faccia più il suo odore, esprimer no 'l potrei con la favella; ma i sospiri ne son testimon veri. Li quai non escon già mai del mio petto, come dell' altre donne, aspri nè gravi, ma se ne vengon fuor caldi e soavi, il qual, come gli sente, a dar diletto di sè a me si muove, e viene in quella ch' i' son per dir: "Deh vien, ch' i' non disperi ! " GIOVANNI BOCCACCIO, 1313-1375 I AM young and fain to sing In this happy tide of spring Of love and many a gentle thing. I wander through green meadows dight With blossoms gold and red and white; Rose by the thorn and lily fair, Both one and all I do compare With him who, worshipping my charms, For aye would fold me in his arms As one unto his service sworn. Then, when I find a flower that seems Like to the object of my dreams, I gather it and kiss it there, I flatter it in accents fair, My heart outpour, my soul stoop down, The rapture nature's floweret gay With him whose true love is my grace; Yet almost wept: "Come, for hope dies." I NTORN' ad una fonte, in un pratello di verdi fronde pieno e di bei fiori, sedean tre angiolette, i loro amori forse narrando; et a ciascuna 'l bello E dopo alquanto l' una alle due disse, com' io udi': "De', se per avventura di ciascuna l'amante qui venisse, fuggiremo noi quinci per paura?" A cui le due risposer: "Chi fuggisse poco savia saría co' tal ventura ! FRANCO SACCHETTI, 1335-1400 "O VAGHE montanine pasturelle, d' onde venite sì leggiadre e belle ? Qual è 'l paese dove nate sète, che si bel frutto più che gli altri adduce? Creature d'amor vo' mi parete, tanto la vostra vista adorna luce! Nè oro nè argento in voi riluce, e malvestite parete angiolelle." "Noi stiamo in alpe presso ad un boschetto; povera capannetta è 'l nostro sito ; col padre e con la madre in picciol letto torniam la sera dal prato fiorito, dove natura ci ha sempre nodrito, guardando il dì le nostre pecorelle." |