A claszolla alta presa e gentil core
Adunque m' hai tu pure in sul fiorire Al cor gentil ripara sempre amore
A la stagion che il mondo foglia e fiora Alma beata e bella
Altissimu onnipotente, bon signore Altri canti di Marte e di sua schiera Amore alma è del mondo, Amore è mente Amore e 'l cor gentil sono una cosa Amor m' impenna l' ale, e tanto in alto Apertamente dice la gente
Apre l'uomo infelice, allor che nasce Avete 'n voi li fiori e la verdura
Avventuroso carcere soave
BEATI Voi che su nel ciel godete
CANCHERI e beccafichi magri arrosto Caro m' è 'l sonno, e più l' esser di sasso Cavalcando l' altr' ier per un cammino Che fai tu, luna, in ciel ? dimmi, che fai Che speri, instabil dea, di sassi e spine Chi non è innamorato
Chi sei tu, che non par donna mortale Chi vuol conoscer, donne, il mio signore Chiare, fresche e dolci acque Così gl' interi giorni in lungo, incerto
DAL ciel discese, e col mortal suo, poi Degna nutrice de le chiare genti Dico alle Muse: Dite
Di donne io vidi una gentile schiera Di giugno siati in tale campagnetta D' in su la vetta della torre antica Di pensier in pensier, di monte in monte Donna del Cielo, glorïosa madre Donna del Paradiso
Donna pietosa e di novella etate Donne ch' avete intelletto d'amore
Er fu. Siccome immobile Era la notte; e sul funereo letto
FIDO destriero, mansueto e ardente Forse perchè d' altrui pietà mi vegna Forse perchè della fatal quïete . Fratelli d'Italia
Fresca rosa novella.
GIÀ mai non mi conforto.
Già vidi uscir di l' unde mattina Guarda che bianca luna
Guido, i'vorrei che tu e Lapo ed io
I' MI trovai, fanciulle, un bel mattino I' mi trovai un dì tutto soletto Intorn' ad una fonte in un pratello Il canto de li augéi di frunda in frunda In povera capanna amico scende
In qual parte del cielo, in quale idea In un boschetto trovai pasturella Io mi senti' svegliar dentro a lo core Io mi son giovinetta, e volentieri Io 'l giurerò morendo; unica norma Io pur, la Dio mercè, rivolgo il passo Italia, Italia, o tu, cui feo la sorte I' vo piangendo i miei passati tempi
La bella donna mia d' un sì bel foco . La dolce vista e 'l bel guardo soave Là nel mezzo del tempio a l'improvviso La donzelletta vien dalla campagna La rete fu di queste fila d' oro Lascia l'isola tua tanto diletta
Lassi, piangiamo, oimè, che l' empia Morte La vaga Primavera
Lenta fiocca la neve pe 'l cielo cinereo: gridi Levommi il mio pensier in parte ov' era
Lieti fiori e felici e ben nate erbe
Li occhi dolenti per pietà del core
MAL si compensa, ahi lasso, un breve sguardo Mentre in grembo a la madre
Mentre l'aura amorosa e 'l mio bel lume Messer Francesco, a voi per pace io vegno Mesta e pentita de' miei gravi errori. Morte, che se' tu mai? Primo dei danni
NASCONDETEVI, o vezzose . Nè più toccherò le sacre sponde Negli anni acerbi tuoi purpurea rosa Ne li occhi porta la mia donna Amore Non aura popolar che varia ed erra Non è sempre di colpa aspra e mortale Non è questo un morire
Non ha l'ottimo artista alcun concetto
O CAMERETTA che già in te chiudesti. Occhi miei, oscurato è 'l nostro sole Occhi non vi accorgete O gemma lezïosa
O gran padre Alighier, se dal ciel miri O patria mia, vedo le mura e gli archi Or che 'l cielo e la terra e 'l vento tace Or poserai per sempre
O sonno, o della quieta, umida, ombrosa O tu che dormi là su la fiorita O vaghe montanine pasturelle. Oltre la spera, che più larga gira
PACE non trovo, e non ho da far guerra Parenti miei (se alcun ve n' è restato) Passando con pensier per un boschetto Perchè turbarmi l'anima.
Perchè, Fortuna, quel che Amor m' ha dato Per gran vento che spire
Piangete, amanti, poi che piange Amore Più la contemplo, più vaneggio in quella Poi ch'a voi piace, amore
Quando a le nostre case la diva severa discende
Quando a' suoi gioghi Italia alma traea
Quando Dio messer Messerino fece
Quant' è bella giovinezza .
Quanto dirne si de' non si può dire Quanto sia vana ogni speranza nostra Quanto più m' avvicino al giorno estremo Quasi oblïando la corporea salma Quel musico augellin che starsi scorge Quel vago impallidir, che 'l dolce riso Questa rosa novella
Questo la inconscia zagaglia barbara
RONCHI, tu forse al piè de l' Aventino Rondinella pellegrina
Rosa fresca aulentissima
S'i' fosse foco, ardere' il mondo Scipio, o pietade è morta od è bandita Se de l' uve il sangue amabile
Sei grande. Eterno co 'l sole
Sempre caro mi fu quest' ermo colle Silvia, rimembri ancora Soffermati sull' arida sponda
Sogni e favole io fingo, e pure in carte Solcato ho fronte, occhi incavati, intenti Sparsa le trecce morbide.
Sublime specchio di veraci detti Sperar, temere, rimembrar, dolersi Surge nel chiaro inverno
T'AMO, o pio bove; e mite un sentimento . Tanto gentile e tanto onesta pare Te che solinghe balze e mesti piani Torna a fiorir la rosa
Tu che, servo di corte ingannatrice
Tu parli e, de la voce a la molle aura
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