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stabilita la repubblica cisalpina, si congratulava anche di questo, che «< se << saremo liberi avremo una lingua, la quale, se non sarà affatto la primiera, << sarà però propria, espressiva, robusta, dignitosa, perchè i popoli liberi « sogliono avere il tutto proprio e segnalato. » Quanto alla letteratura, svegliò la memoria che giaceva de' classici, e con quelle sue lezioni ravvivò in Milano il buon gusto, e anche ai posteri lasciò giudizii sensati e sicuri rimprovera la mania di leggere libri stravaganti venuti d'oltralpi, che però non potevano ecclissare le glorie nostre, quantunque chi era pieno di quelle letture accusasse l' ignoranza del suo paese, tentando illuminar d'un raggio la gotica caligine che sedeva annosa sugli occhi dell' Italia. E sperando nei nuovi mecenati, confidava pure di veder la gioventù torcere disdegnosi e schivi i labbri dalle fonti malnate, che dai monti scendono ad infettare l'Italia d'impura fiamma e d'oscura nebbia, e ritornarsi ai limpidi rivi, onde natura dischiude almo sapore che il secolo loda senza conoscere. Per questo diede applauso ai primi tentativi dell' Alfieri, affinchè all' Italia tessesse quella corona che unica mancava al suo crin glorioso; e poi l'esaltò quando aveva ad immortale lavoro adoperato lo stilo odiator de tiranni, onde Melpomene lui solo armò fra gl' italici spiriti '. E dove in alcun giovinetto vedesse speranza di bene, lo aitutava di consigli e di lode ;

Lode, figlia del cielo,

Che mentre alla virtù terge i sudori,

E soave origlier spande d'allori

Alla fatica, al zelo,

Nuova in alma gentil forza compone,

E gran premio dell' opre, al meglio è sprone.

Quanto alle sventure, ben si pare come le sentisse anche sotto la pacata signoria d'allora : onde quel seguitare attento i casi politici del tempo, e alludere sovente negli scritti suoi o alle guerre dell'Inghilterra contro l'America, od ai commovimenti di Francia, o alle battaglie de' Polacchi mal soffrenti il giogo della Russia, o alle contese coll' Olanda per la navigazione della Schelda. Poi volonteroso entrò nell'amministrazione della patria quando a questa rise la speranza di libertà ma appena la conobbe bugiarda, se ne ritrasse, e in quella violenta e disperata pace, cui s'attaccano deliberatamente le anime maschie impedite d' operar il bene, gemette sui mali irremediabili.

Eppure non vide che la prima scena de' guai d'Italia e pietoso il cielo lo trasse in aere più quieto, più degno di lui, lasciando però quaggiù eredità di caldi affetti, ed esempio di carme liberale a chi sarà degno di ripetere quel che tutta la nazione sente, e divenire il bardo d'Italia.

Nè vi sfugga siccome tanto moralizzare non venga diretto, assoluto, come sarebbe (per dirne alcune) in certe morali del Testi, del Chiabrera, ove il titolo v'annunzia qual sia il soggetto di quelle prediche in rima. Il Parini, avendo compreso che l'uomo seconda gl'impulsi indiretti, mentre respinge i diretti, sparse tanta dose di civile sapienza ove meno sarebbesi aspettato, cogliendone il destro da piccoli casi, da occasioni, da non nulla.

Senti il muggito della tempesta? Vedi i legni spinti da cupidigia o da ambizione a cercar oro e preda sul mare? e quello che sopra gli altri sovrano torreggia? Rapida mutossi la fortuna, e disperse i vanti e le vite fra l'onde. Oh giovinetti, coltivate le terre sotto le sante leggi di natura, semplici regnate, ordite utili consigli.

Il Dono.

La Tempesta.

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Invitato a celebrar le nozze degli arciduchi d'allora, in essi raffigura il piacere e la virtù nè la virtù nacque nemica ai diletti ma gli uomini ne la divisero. Se non che tornano i tempi, ove scherzano fra loro innocenza e libertà.

Fra le mode calate d'oltremonti, una alle donne insegnò di toglier al petto e all'omero i serici veli; moda denominata dalla scellerata scure con cui la Francia, nel delirio di sua libertà, amolliva con rivi di sangue il terreno, per isvellerne le profonde radici dell' aristocrazia feudale e clericale, soffocava le opinioni colle morti, adeguava le fortune colle stragi1. Il Parini fa vergognare l'ingenua Silvia del nuovo costume, non tanto perchè disveli sì dannosa copia di gigli e rose, quanto pei danni che conseguir possono dal dimesticarsi con immagini crudeli. Così le Romane, tolte agli studii dell'ago e della spola, vennero ad ammirare i saltatori ei mimi si piacquero nei teatri alle atrocità di Tereo, di Medea, d'Atreo : poi dal finto duolo fecero tragitto al vero : contemplarono le fiere combattenti, poi applaudirono ai gladiatori morenti con arte: l'atleta grondante ancora di sangue, fu chiesto segreto amante : dalla libidine nacque la crudeltà: indi i veleni, indi il concepire invano. O Silvia, lascia que' riti alle belle, stupide di mente e di cuore, e tu serba il titolo d' umana e di pudica.

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Ed ecco il poeta, strascinando per le vie nell' iniqua stagione il fianco mal fermo, stramazza. Quanto piccolo caso per una mente volgare! Ma per lui è fonte di bellissima ode. Perocchè uno accorrendo a levarlo di terra e sorreggendolo verso casa, « Tu, gli dice, sei lodato dalla ricca patria, eppure non hai cocchio da salvarti attraverso i trivii. Muta consiglio, e se non hai amiche, non parenti, non ville che ti facciano preporre agli altri nell' urna del favore, abbraccia le porte de' piccoli che comandano ai grandi, o turba lo stagno per pescarvi insidioso, o spargi le scurrili facezie sulla tetra noia de' bassi genii nascosti dietro il fasto. >>

Alle quali parole dispettoso il Parini, «No» grida « no mai. Buon cittadino ove natura ed i primi casi lo drizzarono, guida l'ingegno così da meritar la stima della patria; ne' bisogni chiede onorato e parco se non è ascoltato, si fa contro i mali scudo ed usbergo della costanza sua : ma nè s' abbassa per dolore, nè s' alza per orgoglio. » Insigne ode, anzi tipo vero dell'ode italiana, la quale ci tornò spesso al labbro o nel vedere i disordini morali, o nel patire persecuzioni per la giustizia: ode, le cui sentenze mise in pratica l'autore quando i tristissimi esecutori di tristi ordini macchinavano per cacciarlo dalla sua cattedra, e rapirgli così di mano il tozzo che onoratamente guadagnava : ode, che più d'altra mostra come Parini sia veramente, qual da principio lo annunziammo, un poeta cittadino, anzi un eroe. Perocchè eroe non è solo colui che prodiga l'anima nei campi - questi sul morire si vede innanzi la gloria che l'incorona, il mondo che gli applaudisce; ma chi si sagrifica alla verità, pronto a sostenerla col martirio, che cosa ha dinanzi a sè? una sapienza vanitosa che biasima un fine cui neppure è capace d'intendere : il vizio, l'errore che gli fanno guerra il popolo cui tentò di giovare, che o l'ignora o a stento gli perdona il gran torto d'avere troppo presto ragione: un mondo che, se cade, ride di sua caduta pochi che freddamente lo compassionano. Ah l'uomo che, non ostante ciò, guarda alla benedizione de' posteri, all'amor de' lontani, alla stima pacifica e ponderata che si conferma ogni dì

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anche in coloro che affettano spregiarlo, quegli deve ben essere dotato d'alto coraggio disposto a che che gli avvenga, non ha rammarico, non confusione; adempì il suo dovere.

Però da gran tempo meditava il Parini un gran lavoro, dove opponendosi colla poesia agli abusi notati ne' suoi patrioti, ne divenisse il benefattore. Già, o lettore, tu nominasti il Giorno ; ma prima di farci a discorrerne, giovi dare un'occhiata ai costumi lombardi quali erano nel secolo passato. Veramente, trattandosi d'informarsi di un'età, sarebbe a dire : « Guardate le storie, e basta.>> Ma la storia, usata da un pezzo a mirare da altissimo le piccole lotte che i mortali agitano, disputandosi palmo a palmo questa terra dove hanno a vivere un dì, non contempla che i capi, non racconta che le fragorose vicende. Ma dopo ciò conoscete voi le età che essa vi descrisse? v' ha detto quanto profitti all'individuo la gloria de' suoi principi? come un uomo viva in grembo alla sua famiglia? quanto vi sia giovato o molestato dalle leggi? di quale speranza si conforti un padre nell'allevare i suoi figli? che costumi ? che arti? che leggi ? che sicurezza? che aspettative? a che fossero l'utile, il giusto, il bello, il santo, il vero?-Oh, ne patirebbe la storica gravità. Ond'è che io mi fermerò a descrivere, quanto al vero saprò e potrò, i costumi del tempo che immediatamente precedettero il nostro che se m'allargherò più che nol richiegga la proporzione di questo lavoro, mi sarà ciò ascritto a colpa dal lettore italiano?

SI DIGREDISCE SUI COSTUMI COM'ERANO IN LOMBARDIA AI TEMPI DEL PARINI.

ADESSO INTENDO DIRE CON QUALE ARTE E CON QUAL PRO IL PARINI SCRISSE IL GIORNO.

FORTUNE DEL PARINI, LODI E PERSECUZIONI DI CUI È ONORATO.

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