ERCHÈ, Fortuna, quel che Amor m' ha dato, vuomi contender tu, l' avorio e l' oro, l'ostro e le perle e l'altro bel tesoro, di ch' esser mi credea ricco e beato ? Per te son d'appressarmeli vietato, non che gioirne, e in povertà ne moro ; non con più guardia fu sul lito moro il pomo dell' Esperidi servato : per una ch'era al prezioso pegno, cento custodie alle ricchezze sono, ch' Amor già di fruïr mi fece degno. Ed è a lui biasmo : egli m' ha fatto il dono; che possanza è la sua, se nel suo regnoquel che mi dà, non è a difender buono ? e VVENTUROSO carcere soave, dove nè per furor, nè per dispetto, ma per amor e per pietà distretto la bella e dolce nemica mia m' have ! Gli altri prigioni al volger della chiave s' attristano, io m' allegro, chè diletto e non martir, vita e non morte aspetto, nè giudice sever, nè legge grave. Ma benigne accoglienze, ma complessi licenziosi, ma parole sciolte da ogni fren, ma risi, vezzi, e giochi : ma dolci baci, dolcemente impressi ben mille e mille e mille e mille volte : e se potran contarsi, anco fien pochi ! e ORTUNE, why take Love's gifts that made me blest, F , The purple and the pearls and the proud rest One only stood that bounteous treasure by, O CELL of sweet adventure, where my dear And lovely enemy doth me constrain, But kindly, welcoming, ardent embrace, M AL si compensa, ahi lasso, un breve sguardo all' aspra passion che dura tanto; un interrotto gaudio a un fermo pianto; un partir presto a un ritornarvi tardo. E questo avvien, chè non fu pari il dardo, nè il foco par ch' Amor n'accese a canto; a me il cuor fisse, a voi non toccò il manto : voi non sentite il caldo, ed io tutt'ardo. Pensai che ad ambi avesse teso Amore, e voi dovesse a un laccio coglier meco ; ma me sol prese, e voi lasciò andar sciolta. Già non vid' egli molto a quella volta ; chè s' avea voi, la preda era maggiore ; e ben mostrò ch' era fanciullo e cieco. LAN A rete fu di queste fila d'oro, in che 'l mio pensier vago intricò l' ale, e queste ciglia l'arco, e 'l guardo strale, e il feritor questi begli occhi fôro. Io son ferito, io son prigion per loro, la piaga in mezzo al cor aspra e mortale, la prigion forte; e pur in tanto male e chi ferimmi e chi mi prese adoro. Per la dolce cagion del languir mio, o del morir, se potrà tanto il duolo, languendo godo, e di morir desio ; pur ch'ella, non sapendo il piacer ch' io del languir m'abbia o del morir, d'un solo sospir mi degni o d'altro affetto pio. e A , LAS, a passing glance makes sorry reaping For passionate suffering that endureth aye, I must remember how Love had in mind T HE net that laid thought's roving pinions low Was fashioned of these very threads of gold ; This glance the arrow and this brow the bow; These lovely eyes the foemen who do hold Me fast in prison ; sick to death I lie, With cruel, fatal hurts my heart is sore, Heavy my chains, yet in such travail I Who wounded and imprisoned me adore. Because of the sweet reason of my pain Or of my death, so be it grief may kill, My wounds I cherish and am fain to die. May she, unwitting of this happy pain And of this happier death, afford me still A little love and one compassionate sigh! ASSI, piangiamo, oimè, che l'empia Morte n'ha crudelmente svelta una più santa, una più amica, una più dolce pianta che mai nascesse ; ahi nostra triste sorte ! Ahi ! del Ciel dure leggi, inique e torte, per cui sì verde in sul fiorir si schianta sì gentil ramo; e ben preda altra e tanta non rest' all' ore sì fugaci e corte. Or poi che 'l nostro segretario antico in cielo ha l' alma e le membra sotterra, Morte, io non temo più le tue fere arme. Per costui m'era 'l viver fatto amico; per costui sol temea l'aspra tua guerra ; or che tolto me l'hai, che puo' tu farme ? MICHELANGELO BUONARROTI, 1475-1564 N ON ha l' ottimo artista alcun concetto che un marmo solo in sè non circonscriva col suo soverchio; e solo a quello arriva la man che obbedisce all'intelletto. Il mal ch'io fuggo, e 'l ben ch' io mi prometto, in te, donna leggiadra, altera e diva, tal si nasconde ; e perch'io più non viva contraria ho l'arte al disïato effetto. Amor dunque non ha, nè tua beltate, o fortuna, o durezza, o gran disdegno, del mio mal colpa, o mio destino o sorte ; se dentro del tuo cor morte e pietate porti in un tempo, e che 'l mio basso ingegno non sappia, ardendo, trarne altro che morte. |