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gno, tutto è ridotto in offiej, talchè sino i facchini, se vogliono fare il loro esercizio, bisogna che comprino l'autorità di poterlo esercitare, nè vi è cosi vile e sordido mestiere che non sia a questa condizione; il che causa tutte quelle perniciose e pessime conseguenze, delle quali ho discorso di sopra, e che l' EE. VV. possono molto meglio con la loro singolar prudenza escogitare, ch' io con la mia debolezza esprimere.

Per questa quantità così grande d'entrate regie accresciute e moltiplicate per tanti versi, sono anco stati eretti nuovi magistrati ed officiali per riscoterle e per aggiudicarle, i quali se non passassero il bisogno che s'ha di loro, saria cosa pur sopportabile; ma essendosi anco questi eretti in officio, per cavarne l'utile, sono diventati infiniti. Al tempo del re Giovanni, figliuolo del re Filippo di Valois, il quale visse nel 1350, non erano in tutto il regno che tre tesorieri generali delle finanze, i quali avessero cura dell'entrate della corona e di provvedere alle spese necessarie; ma dopo, col crescere dello stato, vennero anche crescendo le generalità, e dove prima un solo tesoriere bastava ad una generalità, accrebbero per ciascuna fino a dieci. Erano al tempo del re Enrico II e Carlo IX diciassette generalità divise per le provincie, che sono come camere del regno dove si riscuote il denaro del re e si maneggiano le entrate della corona; Parigi, Chalons, Amiens, Caen, Roano, Bourges, Tours, Poitiers, Riom, Rennes, Bordeaux, Tolosa, Montpellier, Aix, Grenoble, Lion e Dijon. Dopo, il re Enrico III ne fece tre altre, a Orleans, Limoges e Moulins, che in tutto erano 20; e la presente Maestà, per trovar denari da poter soddisfare alla promessa che aveva fatta al signor duca d' Umena, divise quella di Parigi, facendone una a Soissons, della quale ne cavò Sua Eccellenza forse 100,000 scudi; e sono così arrivate alle 21, che in tutto comprendono 210 tesorieri generali, oltre ad altri molti che con questo nome di tesorieri esercitano diverse cariche e autorità, più introdotti per cavar denari dai loro officj, che per bisogno che si abbia di loro. Questi poi hanno sotto di sè, che si dicono eletti, ricevitori generali e particolari, collettori, assicuratori, commissarj, sergenti, con

soli, eschevini, sindaci giurati ed altri, che fanno un numero infinito, e sono le cavallette del regno. E si fa conto che tra questi, i quali in fine sono i più, ed altri officiali della corona, così in salarj come in ruberie e mangerie, se ne risenta il re di più di quattro milioni all'anno, tutto che il loro salario netto non sia che due milioni e mezzo; che era appunto tutta l'entrata del re Lodovico XII, che pure fu un re tanto grande, e che fece tante guerre in Italia e altrove, e il quale, ciò non ostante, quando mori, non lasciò la corona intaccata di un soldo di più di quello che l'aveva trovata, onde degnamente meritò il titolo di padre del popolo.

Ma tornando al discorso, sebbene vi sono sette camere principali, dove questi hanno da render i loro conti, Parigi, Dijon, Montpellier, Nantes, Grenoble, Aix, Roano, e un'altra picciola per il contado di Blois solamente, introdotta dal sopra detto Lodovico per tener conto delle sue proprie entrate, tuttavia niente giova, anzi piuttosto accresce il disordine e il pregiudicio; perchè in fine sono tutti d'accordo, e ognuno attende a fare il fatto suo, senza voler troppo saper quello che faccia il compagno. Questi tesorieri furono quelli, che già cassati dal re l'anno 96, furono poi tutti rimessi con scudi 120,000 per necessità di denari, e sopra i quali poi 'essendo stata fatta una camera ad istanza del parlamento per inquirere delle loro malversazioni, quando si credeva di vederne qualche severa giustizia, furono anco un'altra volta accordati in un milione di franchi, il mese di giugno passato, castigando per questa via indifferentemente ei colpevoli e gl'innocenti, sebbene questi sono pochi; che in somma non è altro che metter in necessità i buoni di diventar cattivi, e i cattivi di farsi peggiori. La carica loro al presente è molto più ristretta di quello soleva essere per il passato, perchè adesso non hanno altra cura che dare ad affitto le terre del re, incantare i dazj e cose tali, come deve fare un buono e diligente mastro di casa; ma vi si fanno delle mangerie assai, perchè, o sotto pretesto di ristoro, o di allargar il termine alle affittanze, o nel darli più ad uno che ad un altro, si possono commettere di quegli eccessi che sono benissimo noti ad ognuno. Io non

dico già che non ve ne possa essere qualcuno di buono, ma certo nel generale è comune opinione che siano pochissimi, perchè in capo di quattro o cinque anni fanno facoltà, comperano case, terreni e giurisdizioni, cose che non potriano fare già se si contentassero di quel solo che per legge è stato loro limitato.

Francesco 1 vide questo disordine, e come il suo veniva mal amministrato per esser maneggiato da tantì (i quali però non erano in così gran numero come sono stati dopo), e ordinò che tutti i denari, eccetto quelli delle partite causali, senza passare per mano dei tesorieri e generali delle finanze, fossero dai ricevitori generali delle provincie portati al Louvre, e consegnati in mano del tesoriere dell' espargne, dove in fine devono colare tutte le entrate della corona. Ma quest' ordine ha anch'esso giovato poco, perchè non portando essi mai il denaro, se non battute intieramente tutte le spese dalle quali è caricato il loro ufficio, commettono di quelle cose che ben posson essere comprese dalla prudenza dell' EE. VV.; e tra i molti delitti questo è uno, che non pagando essi mai alcuno, sotto pretesto che non vi siano denari nella loro ricetta, mettono per questa via in necessità i poveri creditori, che hanno bisogno di servirsi del loro, di vender o ad essi o ad altri sostituti loro i medesimi crediti a prezzi bassissimi, ed essi poi in un subito si rimborsano d'ogni cosa in contanti di quelli del re, facendosi però dai particolari far dei ricevi come se avessero avuto il tutto. Il re previde l'anno 96 questo disordine, onde fece un editto, che i ricevitori dovessero dar un conto dal 1570 fino al 1594, e verificar appresso tutte le partite del denaro che attualmente hanno sborsato, proibendo affatto che per l'avvenire si potessero saldar più conti con ricevi de' particolari; che se si osserverà, sarà ai sudditi di un gran comodo e a S. M. di un segnalatissimo benefizio, perchè quando saranno certi i particolari di aver prontamente il loro pagamento, saranno anco più facili ad accomodar in tempo delle sue necessità la corona, e con maggior di lei avvantaggio; che quando il principe conserva il credito, sebbene non ha denari, si può dir ricco, ma il non averne, e

perder anco la fede per questi mezzi, sono cose che in fine mettono in pericolo gli stati, e bene spesso li conducono al precipizio.

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Nel riscuoter il denaro si osserva anco oggidi almanco questo bell'ordine, che si come i ricevitori particolari sono tenuti di assegnarlo al ricevitore generale in quella medesima specie e quantità ch'essi ricevono, e di questo sono tenuti farne nota nei loro libri, e far anco la ricevuta in simile maniera ai particolari dai quali li riscuotono, così i ricevitori generali sono obbligati di segnar anch'essi le partite nel loro libro in conformità con lo scontro, dichiarando la medesima specie e quantità, e darne ricevi nel medesimo modo ai ricevitori particolari. E questi generali poi osservano anch'essi il medesimo ordine, consegnando ognuno i denari della sua ricetta al tesoriere generale di Parigi, il quale sotto Francesco I, mutando ben il nome ma non l'autorità, si dimandó tesoriere dell' espargne. Allora non era che un solo, ma Enrico I ordinò che fosser due, e S. M. quest'anno li ha ridotti a tre per il bisogno di aver denari, e fanno il loro officio per quartiere a un anno per uno; e il simile è stato anco fatto per i ricevitori generali e particolari, tesorieri dell' estraordinario, della guerra, dell' arsenale, dell' artiglieria, delle fortezze, e in somma di tutti quelli che maneggiano denari della corona.

Avevano i tesorieri anticamente la distribuzione del denaro, che era una importantissima carica, ma adesso questa era passata in altre persone, delle quali s'era fatto un officio o tribunale, che si addimandava dell' intendenza delle finanze, e sopra questi anco, credendo di assicurarsene maggiormente, sono stati posti degli altri più principali chiamati sopraintendenti; ma con quest'ordine non si sono però levati dai disordini, anzi con la moltiplicazione degli enti in infinito, hanno aneo cresciute le confusioni, e si è dato, come si suol dire, la capra in guardia al lupo; che se i tesorieri rubavano dieci, questi intendenti e sopraintendenti assassinavano per mille, ed era la cosa loro ridotta in tanta sfacciataggine, che, di niente, si vedevano aver fatto in un momento 300 e 400,000

scudi; e non si guardavano di dar apertamente in dote ad una figliuola 40 e 50,000 scudi, alla quale tre o quattr'anni innanzi non avriano per avventura potuto darne mille. E ogni di si vedono di questi; come, poco prima che io andassi in quel regno, un intendente nominato Devideville, che lasciò dopo di sè una moglie erede, la quale rimaritata portò in dote 600,000 scudi; e il tesorier Molano sotto il fu re, quando, al tempo delle barricate, fuggì da Parigi, gli fa trovato in una colonna vuota nel mezzo della sua casa, dal duca d' Umena, forse 400,000 scudi, oltre a quelli che portò via con sè o furono rubati dagli altri. Questi si arricchi particolarmente molto presto per la prodigalità del fu re, e per i doni frequenti e grossi che tutto il dì faceva a Gioiosa e ad Epernon; perchè se S. M. donava a loro 10,000 scudi, mostrando esso di non aver denari, ed essi desiderando di averli prontamente, si contentavano bene spesso di lasciargli il credito per 25,000; e questo non pregiudicava loro, perchè ad ogni modo sapevano subito dove rifarsi, facendo nuova istanza a S. M.; anzi molte volte questo serviva loro per pretesto. E pure bisognando una volta il fu re, essendo a Tours, di 10,000 scudi, non fu possibile mai che li ritrovasse, se non una minima parte, e ben con le lacrime agli occhi.

Chi vedeva le case di questi finanzieri, che erano otto, erano tutti palazzi di re, dove si facevano banchetti più sontuosi che in altra parte, tuttochè, per le costituzioni del regno, siano affatto loro proibiti; vi si tenevano giuochi di migliaja e diecine di migliaja di scudi; le loro donne e figliuole erano meglio guarnite e ingioiellate che le gran dame e le più segnalate principesse della corte, e così ogni giorno trionfavano, e il re continuamente si trovava in povertà. S. M., veduto questo. ed avvertito dal sig. contestabile che il moltiplicare tanto i ministri era un accrescer il disordine e il suo pregiudizio, ne ha cassati sette, lasciando solo Dicourt, più per la sua vecchiezza che per volontà che avesse di farlo, al quale restò per scontro Increville, che in effetto fa tutto, ed è tenuto per gran uomo da bene. Il guadagno di questi intendenti era fatto per quelle vie che anco sono tenute dai ricevitori, ma

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