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a questa signora, ci potrebbe esser di male e di pericolo, è che molte volte, procurando di ristorar la natura, non la debiliti e fiacchi troppo, e che in finc non cada in qualche infermità, perchè patisce per ordinario il mal di rene, e quando disordina gli cresce in modo che frequentemente gli convien prendere dei medicamenti per risanarsi. Questo gli fece avere al principio del 97 delle carnosità, che gli causarono ritenzione d'orina, e bisognò che prendesse per alquanti giorni l'acqua del legno (1), come avvisai; e il simile gli è avvenuto e convien fare al presente, essendosi per questo ritirato a San Germano a far la dieta. E sebbene egli se la veda sempre volentieri dappresso, non schifandosi anco, all'uso francese, di farla vedere ad ognuno, e in letto e fuori di letto, tuttavia ella anco più volentieri il seguita sempre, perchè è benissimo informata della natura del re, e di quello che ha fatto delle altre che ha amate, che come è stato troppo tempo lontano da una se l'ha presto scordata; ed ella, che conosce il pericolo, sa benissimo il modo col quale si deve procurarc d'evitarlo, amando più presto, collo stargli sempre appresso, far come la Luna, che nella congiunzione sempre ecclissa il Sole, senza però portare pregiudizio alcuno al suo lume, che con l'allontanarsi e star lontana, restar lei oscurata ed ecclissata..

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Aveva la signora duchessa da S. M. 600 scudi al mese per suo trattenimento, ma dopo il nascimento di Cesare glie n' ha accresciuti per la sua casa altrettanti, sì che sono 1200. Altri denari contanti, oltre a questi, è fama che non le dia S. M., o se sono, sono pochissimi; quello che le dà è qualche bella gioia o altra cosa simile; secondo le occasioni estraordinarie che se le rappresentano, o le farà grazia di qualche bene che caschi nella corona, che, se non lo desse a lei, sarebbe donato a qualche altro, come fu a mio tempo dell' isole Martigues confiscate alla duchessa di Mercurio, e di certe grazie sul sale del Delfinato, delle quali ne cavò, dicono, forse 40,000 scudi; oltre ad altre occasioni che ha d'ar

(4) Decozione di legno santo o salsapariglia.

APPENDICE.

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ricchire per mille versi, essendo da ogni parte donata e presentata. E sebbene in questo spende molto manco il re che non han fatto i suoi predecessori (essendosi trovato che Francesco I in una sol volta donò a madama di Etampes 80,000 scudi, e Enrico II a madama di Valentinois 120,000), tuttavia ad alcuni, per essere il regno nelle miserie nelle quali si ritrova, par anco troppo; ritrovandosi massime S. M. costituita nelle strettezze che è, per le quali al mio tempo alcune volte a pena si è trovato avere di che mangiare, e se non fossero state le partite casuali, qualche volta l'avria fatta molto sobriamente, tuttochè nel mangiare e nel vestire sia sobriissimo. Comprò questa signora il mese di luglio passato dalla signora duchessa di Guisa il contado di Beaufort per 120,000 scudi, e lo fece eriger in ducato e in paria dal parlamento, con quest' onore appresso, che, dopo il duca di Montmorency, dovesse preceder tutti gli altri duchi che marciavano dopo lui, come Epernon, Gioiosa, Retz e altri; il che fu con molto disgusto loro; e questo per il figliuolo, il quale con questo mezzo veniva ad essere pari di Francia.

Le vivande delicate non sono per lo stomaco del re, e più presto goderà in mangiar cibi grossi e cose salate da soldato, che mettersi nello stomaco tante delicatezze. Mangia e beve benissimo di tutto indifferentemente e ad ogni ora e in ogni luogo, e così con appetito desinerà cavalcando e andando alla caccia, della quale anco incredibilmente si diletta, come seduto a tavola e in casa; è suol dire alcuna volta, quando è di buon umore, che tre sono i piaceri dai quali è stato accompagnato fin qui, la guerra, la caccia e l'amore; che del primo è stanco e sazio, e che quanto prima può vuol liberarsene, e gli altri due seguitarli fino che potrà; e per questo, si come non fu mai principe che si compiacesse di conversare più domesticamente e privatamente con le dame di lui, così anco non fu alcuno che rendesse loro ogni maggior onore e debito cavalleresco di quello che fa la M. S.; il che è causa che le dame in quei paesi, a' tempi presenti, molto si stimino, e si facciano anco stimare e rispettare dagli altri con l'esempio del re.

Nel suo vestire non usa nè pompe nè cerimonie, anzi spesso ha qualche cosa di stracciato intorno, e prende gran piacere quando qualche signore o dama gli dice che dovrebbe un poco vestirsi meglio, e, come essi dicono, andar più proprio che non fa. Per ordinario mai finisce di vestirsi, e la metà delle braghesse o bragoni porta sempre slacciati, e va quasi sempre con le calze pendenti; nè nascono queste cose da altro che da una straordinaria impazienza naturale che ha, per la quale non si può fermar lungo tempo in alcuna cosa; anzi negli affari suoi medesimi, e di gran momento, se i suoi ministri hanno voluto qualche volta averlo, sono stati necessitati di andar da lui a tempo che ancora fosse in letto, e qui prenderlo e farlo ascoltar le cose, essendo incredibile la grande agitazione e vivezza di spirito che ha, le quali il tengono in un perpetuo moto, e ben spesso, mentre parla, passa dall'un proposito all'altro da sè stesso, in modo che chi negozia con lui, se non è bene a casa col cervello, massime alla presenza di un si gran principe, corre gran pericolo di vacillare e di perdere il filo delle sue trattazioni e negoziazioni. Che se Dio Nostro Signore gli avesse dato un poco più di pazienza per ascoltare e udire le querele e i bisogni de' suoi sudditi, certo non ebbe mai la Francia un maggior re di lui, perchè poi il resto delle virtù che si ricercano in un gran principe, sono tali in S. M. che in altri non si ritroveranno di simili, e particolarmente la benignità, l'umanità, l' affabilità, la dolcezza, la domestichezza, la piacevolezza, la clemenza, che sono state l'ali che l'hanno elevata alla grandezza a cui è salita; nè nemico è stato mai nelle sue mani, che, liberato, non le sia restato più schiavo nella libertà di quello che fosse nella cattività, e che non l'abbia predicata ed esaltata. E testimonio ne può fare don Alfonso Idiaquez (1), il quale fu preso l'anno 95 nella Franca Contea; che per tutto dove andò, dopo che fu liberato, celebrò le gran cortesie che aveva ricevute dal re. E in effetto con questa virtù, come con nuova sorte di calamita, ha tirato a sè quasi a viva forza gli animi ostinati de' suoi ribelli; e quelli medesimi che son disgustati in(1) Generale spagnuolo.

credibilmente di lui, e se ne dolgono e querelano fino al cielo per non vedersi rimunerati come pretendono, concludono in fine dicendo: Con tutte queste cose non possiamo far di manco di non seguitarlo e servirlo, e ci sentiamo tirati da una certa non so quale occulta virtù, alla quale non possiamo resistere, che ci necessita e costringe di andare dove egli è. E tutto ciò malgrado che non sia forse stato mai re, che con più acerbe parole riprendesse la nobiltà, quando non fa il suo debito, di quello che lui fa; dal che molti mossi, profferiscono nel dolore e nella passione i concetti sopranarrati.

Nelle cose poi della guerra, che è virtù propria d'un gran capitano e di un gran re, non ha certo pari nella cristianità, nè l' ha avuto da un pezzo. È bravo e coraggioso più di quello che uomo possa pensare; i suoi pifferi e violini sono i tamburi e le trombette, la sala del suo ballo è il campo di battaglia, nè mai, quasi nuovo Agide lacedemonio, si sa che abbia dimandato quanti fossero gl' inimici, ma bene dove fossero; e quanto a lui, levati gli impedimenti sopranarrati, staria sempre con l'arme in dosso e con la spada in mano, perchè in effetto questo è il suo esercizio. Questo il fa andare intrepidamente tra le cannonate e archibugiate senza punto pensarvi, e così allegramente come se andasse a nozze, e mettersi molte volte a più pericolo che a lui, per rispetto della conservazione del suo stato e per interesse della cristianità, non si converria ; e quando è nelle battaglie e nelle fazioni, dicono quelli che l'hanno veduto, è portato quasi estaticamente il primo sempre fra i nemici, e dove è maggiore la calca e il pericolo; e mi hanno detto che non è possibile veder cosa più spaventosa che Sua Maestà armata a cavallo con lo stocco ignudo in mano in atto di combattere; perchè allora, sorto sulle staffe, tutto fuori con la vita dalla sella, con la testa fino sopra quella del cavallo, con occhi tutti sanguinei e pieni di foco, con bocca spumante e ciera orribile, si lancia e avventa sopra i nemici come un serpente, nè mai è uscito dalla battaglia, che non sia stato tutto coperto di sangue dei suoi avversarj. Nella pugna è terribilissimo e crudelissimo, ma quella cessata, umanissimo e benignissimo, nè permetteria che fuori

di essa fosse dato uno schiaffo ad un paggio ovvero ad un lacchè. Onde ebbe gran ragione quello spagnuolo interrogato a Roma, dopo la sua liberazione, della natura del re, di risponder che era un Dio in perdonare, e un diavolo in combattere. E sebbene quest' esempio che dà di sè è cosa di sommo momento, è però vero per l'altra parte, che questa è cosa che sarà ben desiderabile e da lodarsi in un soldato e in un privato capitano, ma non già in un gran re com'è la Maestà Sua. Ella il conosce, e se ne scusa, e come disse a me a Lione, non ha altra moneta con che pagare i suoi soldati che il suo medesimo esempio, il quale se mancasse, verrebbono anco a mancargli le forze e il modo di potersi difendere, nè vi saria gentiluomo che si mettesse la corazza indosso, se prima non vedesse armato il re; in modo che S. M. è stata molte volte necessitata di farlo in queste guerre, e di patire, sebbene non era bisogno; in modo che, considerata la necessità, e contrappesata diligentemente col pericolo, non si può far di manco di non laudarlo. Non fu mai capitano che sopra il luogo sapesse meglio elegger il campo della battaglia, nè ordinarsi, di lui, e sul punto istesso conoscer da qual parte bisogni dare per aver la vittoria; e questa virtù particolarmente gli ha fatto guadagnar tanti fatti d'arme, e condurre a fine tante pericolose imprese. Ed è stato sempre cosi accompagnato dalla buona ventura, che veramente è cosa meravigliosa, in modo che sono molti in Francia, i quali affermano aver veduto per aria uno vestito di bianco, che nelle pugne lo assiste e lo difende; ed in effetto le cose che ha fatto hanno più del divino che dell' umano. E mi trovai io un giorno a dire a madama sorella del re, che S. M. faceva cose per le quali metteva la sua vita in pericolo, con certezza di non riceverne alcun onore, perchè erano così grandi che i presenti, che le intendono, a pena le credono, e i futuri, che le leggeranno, affatto non le crederanno.

Si diletta S. M. della musica infinitamente, e l'ha eccellentissima così nella cappella come nella camera. Nel fabbricare poi ha particolar gusto e cognizione, e quello anco in che merita maggior lode, è che fa appunto il con

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