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vo di Potenza, Jannozio di Troja, Massimo d'Isernia, Bartolomeo di Monteverde, Gio. Battista di Caserta, Giacomo di Civita Ducale, Pietro di Castellamare, Tranquillo di Ferentino, Bernardo di Sora, Valentino di Penne, Gisberto di Rapolla, e molti altri (1).

Sotto il suo reggimento ebbe luogo una seconda segregazione, e col suo consenso similmente della chiesa avellinese dalla frigentina, e ciò accadde nel 28 marzo 1520, la quale ultima egli ritenne e colla stessa condizione, che, in caso, cioè, di morte o ricesso si suo come del proprio successore Silvio, di bel nuovo si unissero; come in effetti colla sua morte verificossi, e però l' Ughelli (2) ragionando del Madrigana ebbe a conchiudere: Hic assensum praebuit die 28 martii 1520, ut Ecclesia Abellina iterum dissolveretur a Frequentina, quam sibi retinuit, eadem conditione ut ex recessu vel decessu sui, vel Sylvii successoris, iterum uniretur, quod per mortem ipsius, factum est.

È da notare qui che il Silvio, di cui testè discorreremo, credesi essere stato nipote dello stesso prelato, e che poi, sull' esempio del predecessore Settario, lo avesse voluto innalzare al vescovado. Quel che sembra certo, però, è che il

confermava quanto già erasi praticato nelle undici precedenti incominciate, come dicemmo, da Giulio II, la quale ordinava parimenti una imposizione di decime per sostenere una guerra contro de' Turchi.

(1) V. ' Hardouin nella sua dotta ed elaboratissima opera pubblicata in Parigi nel 1715, ACTA CONCILIORUM ET EPISTOLAE DECRETALES PONTIFICUM, vol. IX, p. 1842. (2) Luogo citato, pag. 201.

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Madrigana malgrado l' assenso accordato, e per vir tù del solo dritto di ritorno serbatosi, dovè tuttavia perdurare nella chiesa avellinese sino all'approssimarsi del 1529, tempo forse della sua morte; venendoci tanto confermato non solo da una pergamena del 1523 esistente nell' archivio del capitolo della chiesa medesima, si bene da una bolla del detto Silvio suo successore, del 1533, e relativa alla erezione della collegiata della chiesa di Candida: bolla che noi a suo tempo riporteremo. Ricavasi dalla prima, che l'indicato capitolo concesse a titolo di enfiteusi perpetua una selva nella contrada Baccanico, territorio di Avellino, a Sabato de Silvestro di Mercogliano, confinante coi beni di esso Sabato, Vincenzo Saccardo della città istessa di Avellino, e via pubblica per potere difendere la <lite con li preti di Atripalda per le pretensioni « di detta Cattedrale di Avellino, e ne ricevero<<no di prezzo once tredici e mezza con l'assen

so del Vescovo di allora vivente Arcangelo, ed << anche per pagare un legato fatto per lo quon«dam Abate Giso a Salvatore della Candida. » Dall' altra poi si raccoglie nel fine il Datum Avelleni nostro in episcopali Palatio die 23 aprilis anno Domini 1533, indictione sexta, Pontificatus SS. in Christo Patris et Domini nostri Papae Clementis septimi anno X, praesulatus nostri anno III. Al che aggiungesi che il Pionati nell' annumerare nella SERIE DE' VESCOVI DI AVELLINO il no· me del Madrigana, così si ebbe ad esprimere : «F. Angelo Madrigana di Milano eletto nel<< l'anno medesimo cioè 1516 vivea nel « 1528. Finalmente il Bellabona (1) nel de

(1) Lib. III, raggua. X, pag. 232.

scrivere i duri casi della nostra città in tal epoca memoranda, per la guerra, per la fame e per la pestilenza, così dice: « Mentre D. Maria d'Avellino » teneva la Signoria, passato nel Regno li 1528 > con numeroso esercito da Francia Odetto Fuxio >> Leutrecco, si distese ad Avellino, vi s'accampò; >> diede diverse batterie, e con gran danno lo preise. Tenendosi per Francesi, nel mese d'agosto. >> del medesimo anno, Saiavedra da Granata Ca>> pitano de' cavalli, aggionta alla sua altre com>pagnie, all' improviso di notte l'assalto; lo prese, » e lo saccheggiò, menandone prigione Frat' Ar>> cangelo da Mandricano suo Vescovo: dal quale, > acciò maggior taglia n'havesse, conducendolo >> in Napoli, per più ingiuria, e tormento, ogni » giorno con due legnetti le parti genitali gli strin. » geva. Alcuni come il Giovio, ed il Costo con » seguaci, dissero, che questo Vescovo, nomi>> nato si fosse, Materniano da Milano ma non › è vero, manifestamente vedendosi nel Registro » delle Bolle, che Frat' Angelo si nominava. »

Da tutte le cose narrate, adunque, chiaramente appare, di avere il Madrigana continuato o ripreso il governo della chiesa avellinese fino all'avvicinarsi del 1529, tempo della sua morte; siccome tanto egualmente avverossi pei fratelli e nipoti Carafa nella chiesa di Napoli, avendone secondo l'uso de' tempi il cardinale Oliviero più volte ripreso il governo, e col permesso del già rammentato Giulio II fatta fino alla terza cessione solto di Ferdinando il cattolico nel 1505 (1). Tanto va maggiormente con

(1) V. Loreto, Memorie storicHE DE' VESCOVI ED ARCIVESCOVI DELLA SANTA CHIESA NAPOLITANA, pag. 153. Napoli, tipografia arcivescovile, 1839.

fermato dal trovarsi il ripetuto Silvio nel 1533 non nel XIII anno del suo vescovado, enumerandola noi dal suddetto assenso o di costui consagrazione, ma nel III di esso. Perlochè reputiamo essersi gabbato l'Ughelli (1) quando scriveva che il vescovo di Avellino tratto in carcere nel mentovato anno 1528, fosse stato il Messalia, anzichè il Madrigana, e questa prigionia avvenne perchè cadde sospetto nell'animo al principe di Oranges vicerè, che il vescovo parteggiato avesse per l'esercito francese nel descritto assedio di Odet de Foix Lautrec, contro l'imperadore Carlo V; succeduto al trono di Napoli nel 1516, avendo così termine fra noi la signoria aragonese, che durò anni 74, ed in Sicilia 234.

Il Madrigana durante il suo governo si ebbe a metropolitano il poc'anzi nominato cardinale arcivescovo Alessandro Farnese, il quale dopo anni 7 di reggimento, con la condizione ancora del regresso, rassegnò la chiesa beneventana ad Alfonso Sforza romano nel 1521, giusta il Sarnelli; e perciò elettovi da Leone X questo suo nipote nel di 8 aprile dello stesso anno non si sa quando mori, e quindi fattovi ritorno il zio unì nel dì 8 gennajo 1528 alla collegiata di s. Spirito la parrocchiale chiesa di s. Gennaro de' neofiti, chiamando la prima, nella sua bolla che conservasi nell'archivio della collegiata medesima, antica ed insigne: Cum itaque, sicut accepimus, fructus, redditus, et proventus Collegialae Ecclesiae s. Spiritus, quae insignis existit, et in qua certus numerus Canonicorum ab antiquo institutus existit, adeo lenues, elc.

(1) Luogo citato.

Ebbe egualmente a metropolitano Francesco della Rovere nipote del ripetuto Giulio II, dapprima vescovo di Mileto, poi di Camerino e Volterra; e tanto per averla nuovamente rassegnata lo stesso cardinal Farnese, perciò creato da Clemente VII arcivesccvo nel 19 gennajo 1530, giusta il Coleti.

XXXIX. SILVIO MESSALIA

Anno 1520,

Nacque in Milano forse all'inizio del 1465, o qualche anno innanzi; e, dato il suo nome all'ordine de' Cisterciensi nella considerevole badia di s. Maria di Chiaravalle, ne' dintorni di Milano stesso (1), meritò di venir prescelto da Leone X a vescovo di Avellino nel 27 marzo 1520, se bene l'Ughelli è di contraria sentenza, e crede che fosse ciò avvenuto nel 28 dello stesso mese; ma nota il Coleti di averlo ricavato dai corrispondenti alti: die 27 ex Actis (2): val quanto dire nel giorno precedente all'assenso prestato dal Madrigana, per lo separamento delle due chiese.

Il Messalia, a comune sentenza degli storici, fu uomo di gran dottrina e pietà cristiana, ed è per questo che Bonifacio Simonetta lo loda a cielo nel libro DE PERSECUTIONE CHRISTIANORUM. Fu egli consecrato in Roma da Agostino Trivulzio cardinal diacono del titolo di s. Adriano ed amministratore della chiesa vescovile di Alessano, suo degno concit

(1) Tale abbadia fu fondata per opera de' suoi medesimi abitatori nel 1135, e per promessa fattane a s. Bernardo. È essa molto rispettabile per le tante memorie e monumenti che presenta. (2) V. il citato Ughelli, vol. VIII, pag. 201.

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