Sayfadaki görseller
PDF
ePub

alla serenità vostra quanto vi è da poi le ultime mie di oggi terzo giorno.

Questi signori hanno lettere dei 7 da Perugia del commissario loro, che i nemici avevano corso fino al ponte, e che il signor Malatesta pareva pure che desse orecchio agli uomini del principe d' Oranges, onde le signorie loro non sono senza sospetto che il detto signor Malatesta sia per acconciar le cose sue acconciar le cose sue, e non poco temono delle lor genti che hanno in detto loco, che sono più di fanti due mila ottocento; e che a Fuliguo erano giunti due mila cinquecento Spagnoli e camminavano per unirsi col principe. La sublimità vostra vedrà eziandio in tal materia nuovo avviso in queste incluso dell' ambasciator di Ferrara.

Da poi ch' io scrissi a quella le ultime mie, la sera detta ho inteso, la cagione che questi signori crearono l'oratore al principe d'Oranges essere stata le parole di Cesare alli oratori loro; li quali avendo domandato a sua maestà, come, trattandosi l'accordo, potessero esser sicuri di non essere ingiuriati dall'esercito del principe, quella rispose: « Tenete mezzo con lui, perchè ha ampla << libertà. » E così questa sera partirà il detto oratore eletto. Da Genova e dell' armata non ci è cosa di nuovo, nè di altro loco. Io aspetto d'ora in ora alcuni che ho maudati a Genova ed a Lerici. Ed alla grazia della serenità vostra umilissimamente mi raccomando.

Di Firenze li 9 di Settembre 1529.

LETTERA XLVIII.

SERENISSIMO PRINCIPE

CARLO CAPELLO

Jeri scrissi alla serenità vostra per via di Ferrara. Oggi questi signori mi hanno dato l'alligate di Francia

del clarissimo Giustiniani, le quali, sebben sono vecchie, per esservi l'esempio del protesto ho voluto subito inviare a quella, la quale vedrà per l'incluso sommario di lettere de' commissari loro, de'6 da Perugia e de' 7 da Arezzo, li andamenti de' nemici in quelle parti.

Questa mattina ho ritrovato questi signori di miglior animo che già alcuni giorni, e non tanto confidarsi della composizione con Cesare, quanto della gagliarda difensione; e ciò è nato dalla buona opinione la quale in queste ultime lettere dimostra il signor Malatesta d'avere di conservarsi e di non fidarsi in alcun modo del pontefice. Al quale questi signori mi hanno confermato che non sono per mancare d'ogni soccorso, e che avranno tra due giorni in Arezzo da cinque in sei mila fanti, oltre il presidio di Cortona, ed oltre fanti cinque mila che hanno tra Prato, Pistoja, Empoli e Poggio Imperiale, delli quali se ne serviranno come il bisogno richiederà: e se i nemici volgeranno a questa città, sempre gli avranno prestissimo in essa. Mi hanno instato sommamente che così com' io non ho cessato continuamente di dimostrare loro che non si ponno fidar di Cesare in alcun modo, e che sua maestà non mancheria delle promesse al pontefice (il che esser la verità ormai pare loro di conoscere certamente), così io voglia operare con la sublimità vostra efficacissimamente, per esser loro signorie dispostissime a difendersi e a mantener Perugia, ed ostare che i nemici non procedano innanzi (che è non piccol benefizio della serenità vostra, perchè così facendo

Intende del protesto del re di Francia per le cose di Puglia, come dalla lettera 45.a

* Ossia al Malatesta.

non si potranno congiunger con Cesare) quella voglia, come per altre mie le ho scritto, commettere che le genti sue che sono nello stato d'Urbino, si spingano verso il Borgo (San Sepolcro) e la Pieve (a San Stefano) e si intendano con li commissarj loro in quelle parti, dicendomi: «< Ambasciatore, più non potete addurre li «< gravissimi carichi che sostiene la illustrissima signoria « vostra, perchè questa spesa in ogni modo è fatta : ma << satisfacendo alli bisogni nostri ed a quanto onestissi<<mamente richiediamo sarà fatta utilmente, e con non << minor beneficio dello stato di Urbino che del nostro e « di quello della stessa serenità sua, intertenendo tanla << parte degl' inimici lontani di Lombardia; ed in questo << modo dalli favori suoi si conserverà la città di Perugia, « si accrescerà l'animo di questo popolo alla difesa, ed a << nemici si diminuirà, con perpetua laude di quella, ed << immortale obbligazione di tutta questa città. » Pregandomi ch'io di ciò, in nome loro, dimandi risposta alla serenità vostra, alla quale non ho più che dire, nè dell'armata, nè di alcun'altra parte, se non che umilmente alla grazia sua mi raccomando.

Di Firenze li 10 di Settembre 1529.

CARLO CAPELLO

P. S. Tenute fino a oggi 11. Jeri, come sopra ho scritto, questi signori avevano non piccola speranza che il signor Malatesta si dovesse difendere gagliardamente. Oggi hanno avuto l'accordo seguito del medesimo e comunità di Perugia col pontefice, come la serenità vostra vedrà per la copia degli stessi capitoli qui inclusa. Si escusa il predetto signore essergli così convenuto perchè erano tutti quei cittadini a ciò inclinatissimi, e per

aver ritrovato in casa di alcuni di loro bandiere imperiali fatte di nuovo. Questo avviso hanno questi signori dal commissario loro in Perugia per lettere d' jeri, e mi hanno detto che esso signor Malatesta verrà con tutte le sue genti in questo stato, e che credono servirà questi signori in modo che, se la sublimità vostra farà che le genti sue che sono nello stato d'Urbino si spingano verso li confini, come sopra le ho detto, non avranno a temere di nemici; tanto più che per lettere del commissario d'Arezzo, pure d'jeri, l'abate di Farfa con seicento fanti e duecento cavalli vi era giunto non molto discosto, e doveva unirsi con le altre genti di questi signori. Hanno lettere eziandio dagli oratori loro a Cesare da Sestri dei 9, nelle quali però non si contiene altro, per quanto io ho potuto intendere con verità, se non che avevano ricevuto il nuovo mandato, e che saranno per tutto oggi a Piacenza ove parleranno con sua maestà.

Dell'armata non ci è altro. Io sto in continua aspettazione di alcuni miei, li quali subito denno ritornare che sieno certi del passar di quella; nè io sarò tardo a significare alla serenità vostra quanto si saprà.

LETTERA XLIX.

SERENISSIMO PRINCIPE

Oggi terza sera, scrissi alla serenità vostra per l'ordinario sotto le lettere dell' ambasciator di Ferrara, il quale mi ha affermato che le lettere sue a Bologna non sono aperte; tuttavia le ho volute replicare con queste.

Da poi questi signori sono stati in lunga consultazione di mandar ambasciatori al pontefice, ma si sono risoluti di aspettare la risposta di Cesare alli oratori loro. Io non cesso di dissuaderli da ogni accordo e confermarli

stra,

alla difesa e a procedere unitamente con la serenità voed in ciò uso ogni diligenza, nè pretermetto mezzo alcuno che immaginar mi possa, perchè si vede chiaramente che da ogni composizione qual che si sia a favore di questi signori, nascerebbe che tutte quelle genti cesaree si volterebbero a danno della serenità vostra, o nella Puglia, o nello stato di Urbino, o a Ravenna, o congiungendosi con Cesare in Lombardia. E per vero questi signori si dimostrano ogni ora più pronti alle gagliarde provvisioni; e questa mattina nel loro maggior consiglio hanno deliberato di vender tutti i beni dell'arti, delli quali trarranno da ducati cento mila (sebbene vi sono state grandissime contradizioni, perchè quelli che persuadono l'acccordo non vorriano che si ritrovasse il denaro da far la guerra), ed hanno bandito che ognuno a venticinque miglia intorno la città sgombri tutto l'aver suo ed il porti in essa, perchè tengono certo che i nemici sieno per venirsene a questa impresa per la via di Siena, e desiderano soprammodo, e supplicano la serenità vostra ch'ella permetta che le genti sue, che sono nello stato di Urbino, si intendano con le loro, come per più mie ho detto.

Oggi il signor Malatesta dee uscir di Perugia e venire al servizio di questi signori per governator generale con tutte quelle genti che sono fanti tre mila tutti eletti, e buon numero di cavalli; ed il signor Stefano Colonna di Palestrina' questa mattina è giunto in questa città, e domani vi sarà l'abate di Farfa, in modo che

Per ciò chiamato talvolta il Palestrina.

• Da Francia, di dove venne con Gioan Paolo Orsini figlinolo di Renzo da Ceri, che fedelmente servi poi egli pure la repubblica, e si trovò col Ferruccio alla battaglia di Cavinana.

« ÖncekiDevam »