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RELAZIONE

DI FIRENZE

DI

TOMMASO CONTARINI

1588.

(Dalla minula originale posseduta dal Sig. Rawdon Brown in Venezia.)

AVVERTIMENTO

Venuto a morte, il 19 ottobre 1587, Francesco I de' Medici, e succedutogli il cardinale Ferdinando suo fratello, la Repubblica di Venezia, con deliberazione del 25 novembre di detto anno, deputò Tommaso Contarini a complimentare il nuovo Granduca pel suo avvenimento al

trono.

Quando noi pubblicammo, nel Tomo V della Serie II, la Relazione di Francesco Contarini ambasciatore allo stesso Ferdinando per congratularsi delle nozze contratte, nel 1589, con Cristina di Lorena, ebbimo occasione di dichiarare come ci fosse tuttavia sconosciuta la precedente Relazione di Tommaso; della quale più tardi ci pervenne notizia per mezzo dell' articolo inserito dal chiariss. sig. commendatore A. Reumont nel Tomo XV della nuova serie dell' Archivio Storico Italiano sotto il titolo di Due Ambasciatori Veneti a Ferdinando I de' Medici. E perchè in quell' articolo si indicava l'esistenza di essa Relazione presso il sig. Rawdon Brown in Venezia, a lui ci rivolgemmo onde aver copia dell'intero documento, del quale il Reumont non aveva fatto di ragion pubblica che alcuni brevi periodi più specialmente risguardanti la persona del granduca e de' suoi consiglieri. E il sullodato signore, non meno gentile di animo che benemerito degli studj storici, ci ha posto in grado di arricchirne, come ora facciamo, la nostra collezione. Che sebbene questa scrittura sia in forma più sommaria di quella che siam soliti riscontrare in documenti di tal natura, esaurisce completamente il subbietto, ed illustra la storia toscana con notizie ed avvertenze, che non torneranno inutili ai cultori della medesima.

Altre due legazioni sostenne, dopo questa, il Contarini; prima a Filippo II, poi all' imperatore Rodolfo II, delle quali abbiamo gia pubblicato le Relazioni nei Tomi V e VI della Serie I. Nel 1596 fu eletto arcivescovo di Candia, nel qual ministero si adoperava da sette anni con singolar lode, quando, nel 1603, ritrovandosi in Roma per ragioni della sua diocesi, venne a morte il di 7 febbraio, in età di 56 anni.

STATO DI TOSCANA E SUE QUALITÀ.

Era la Toscana divisa in tre repubbliche già non molti anni, in quelle cioè di Fiorenza, di Siena e di Pisa.

Non fu difficile instituir governi liberi in questa provincia, la quale ne è capace più che alcun'altra parte d'Italia per esser abitata da persone di condizione accomodata alla equalità del vivere, per non vi esser molti titolati, come conti, marchesi e simili, che han dominio sopra popoli e vogliono costituirsi superiori agli altri, nè sono pazienti dell'ordine delle leggi. Ma essendo tutte quelle forme di repubblica popolari, il governo largo presto si convertì, per gli appetiti dei popoli, in licenza, e per l'abuso dei grandi, in ambizione; onde pugnando i nobili e la moltitudine insieme, lacerandosi fra sè medesimi, e sottoponendosi a' forestieri, caddero nella servitù di quei cittadini, che tra queste discordie avevano acquistato maggior riputazione e grandezza.

Fra queste repubbliche, Fiorenza, per l'opportunità del sito, che è nel centro della Toscana, per il numero del popolo, per la ricchezza dei cittadini, per la facilità di trovar danari, per la vivacità degl' ingegni, è stata sempre più considerabile e più eminente. Ma essendo agitata dall'odio delle fazioni e vessata da quei mali che sogliono nascere dalle civili discordie, possedeva il nome, ma non godeva i frutti della libertà, che

sono la quiete dei popoli, l'equalità e la concordia dei cittadini fondate sopra le buone leggi, i virtuosi costumi, e l'armi ben ordinate.

Adesso essendo ridotta, dal governo di molte repubbliche, che per il vero eran transgresse, sotto il dominio d'un solo principe, se si deve dolere d'esser caduta in servitù, si può consolare di aver conseguito, mediante un tal principato, quei beni che la sua confusa e sediziosa libertà andava perdendo ed annichilando. Perchè veramente, dopo introdotto il dominio dei Medici, i popoli si son sempre mostrati quieti e contenti, si è dato opera alle virtù, le forze son state accresciute per l'ordinazione delle bande e delle cernede, che prima non vi era, e per l'instituzione della milizia marittima, che prima non si conosceva; e il dominio, per l'acquisto di Siena, è stato ampliato con maggior gloria e sicurtà di tutta quella provincia.

È circoscritta tutta la regione nominata Toscana da questi termini: dal monte Appennino verso la Lombardia e la Romagna, dal mar Mediterraneo verso il Sanese, dal Tevere verso Roma, dalla Magra verso Genova; e il paese compreso dentro questi confini è dominato da diversi principi. Il papa possiede Orvieto e Perugia, il re cattolico Port' Ercole e Orbetello, i Genovesi Sarzana e Sarzanello, e altri principi minori altri luoghi di poca considerazione. Ma della più ampla e più ricca e più nobil parte è dominatore il Granduca, essendo tutto quel giro di paese vago, fertile, commodo, e forte; perfezioni cumulate in esso per la unione di quei tre stati di Fiorenza, Siena e Pisa sotto un solo principe..

I Fiorentini, per la sterilità del sito, si son volti alle arti e all'industria, e principalmente han dato opera all'arte della seta e della lana. La somma dei panni di lana fabbricati in un anno in Fiorenza importa 1,300,000 ducati, e dei panni di seta un milione, per quanto si dice da chi mostra aver caro il presente governo. Al tempo della repubblica, la somma dei panni di lana importava 600,000 ducati, e dei panni di seta manco d' un milione; è vero che allora il prezzo era più basso.

Le arti son state sempre in grande esaltazione in Fiorenza, sì come quelle che formavano il corpo della città ed avevano nelle mani il governo; e i nobili dovevano nominarsi sotto qualche arte per partecipare dei magistrati. Questa parte delle arti ha sempre sustentata la grandezza dei Medici.

I Pisani, per il sito marittimo, s' applicarono alla mercanzia e al mare; i Sanesi, per l' opulenza del paese, si diedero in preda dei comodi e delle sedizioni accompagnate con molto sangue.

Abbondanza dei viveri. Il territorio di Fiorenza è pèr sua natura sterile, ma per l'industria e per la coltura è fatto assai comodo; produce però da vivere per la terza parte dell'anno solamente. Si supplisce poi al bisogno con i grani del paese di Pisa e di Siena, che è tanto abbondante, che non solo ne somministra a questa provincia, ma ne può impartire gran quantità a' forestieri. S'accrebbe questa opulenza per la riduzione di molti luoghi paludosi a coltura, che sono diventati fertilissimi, essendo stato in quest'opera molto industrioso e sollecito il granduca Cosimo.

La ricchezza dei sudditi dipende dalle arti e dalla mercanzia; dalla mercanzia nei nobili, dalle arti nel popolo. Però anco i nobili, non solo con la sopraintendenza, má con le mani esercitano le arti. Il popoló minuto è povero e mendico, come apparisce per tanti poveri che vanno mendicando per tutte le strade, per le abitazioni ristrette, per le faccie pallide, per il vivere ordinario loro, che è molto tenuc. I nobili sono in qualche parte comodi per l'industria, ma in poco numero; di ricchi ne sono pochissimi, perchè quei che sono abbondanti di danari abitano in Francia o in altre città d'Italia. Da questo ne segue che sostenendo le medesime gravezze il popolo povero ed estenuato, come faceva il ricco e grasso, si va continuamente consumando, come fu massime al tempo del granduca Francesco, il quale attendendo a riscuoter l'entrate con ogni rigore, e metter da parte il danaro, ha ridotto la città a gran miseria; perchè non cessando egli nè la corte di spender molto, non prestò mai danari alle arti, come fece il padre, e come vuol fare il successore.

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