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quella parte fa gagliarde spalle allo stato del Granduca. Si possono, mediante la comodità dello stato della Chiesa, nutrir gli eserciti che volessero offender la Toscana, i quali non possono esser sostentati da altra parte. Può un pontefice eccitar il re di Spagna, padrone del regno di Napoli, a invader la Toscana promettendogli aiuti e facilità, può dar il passo alle genti che venissero da quel regno, può sostentar ́ nella città quella fazione che fosse contraria al governo dei Medici, e suscitare tumulti. E avrian i pontefici l'occasione di mover l'armi contro al Granduca per la pretensione che hanno sopra Borgo S. Sepolcro, la qual città è tenuta da questi principi in pegno di certa somma di danari, che fu sborsata dalla rcpubblica al pontefice di quel tempo.

Per ovviar a questi mali, procurano i granduchi che non succeda nel pontificato persona che sia nemica o mal affetta con la casa de' Medici, nè desiderosa di alterar le cose d'Italia. Per questo s' opporrà il Granduca che il cardinal Farnese sia creato papa, per esser contrario alla sua casa; procurerà che non sia eletto pontefice alcun fiorentino, e per assicurarsi, non consente che alcun fiorentino sia fatto cardinale, e quei fiorentini che sono cardinali sono stati fatti a istanza d'altri principi, fuorchè l' arcivescovo di Fiorenza, che non senza meraviglia di tutti fu dal granduca Francesco in questo incontro aiutato.

Dall' altro canto la Chiesa ha i suoi rispetti per i quali deve star unita al Granduca, potendo questo principe, mediante il suo stato, tentar le città, infestar tutta la giurisdizione ecclesiastica, e scorrer con le sue forze fin sulle porte di Roma, valendosi anche dell' amicizia ed affinità che tiene con i principali vassalli del papa, essendo unito di confidenza con i Colonnesi, e di parentado con gli Orsini.

Questi mutui rispetti conservano l'unione tra questi duc stati o per ragione o per necessità, quando l' affetto mancasse. Però il Granduca, per conciliarsi l'animo del presente pontefice, gli fece presentar due galee fornite d'ogni cosa, ed ha conferito molti de' suoi beneficj nel cardinale di Montalto nepote del papa.

Imperatore (1). Con l' Imperatore non ha dipendenza d'inferiorità nè di feudo, perchè il governo di Fiorenza è stato sempre libero dalla soggezione dell' Imperio, e per variar forma non ha perso i suoi privilegj. E se Carlo V costitui principe di quello stato la casa de' Medici, lo fece non come imperatore, ma come compositore che aveva avuta facoltà dalle parti di assestar quel governo. Tiene con tutto ciò amicizia il Granduca con quella cortè e porta osservanza all' Imperatore, dal quale gli possono esser concesse molte cose che pretende, come la precedenza con Ferrara e il luogo in cappella all'ambasciatore, servendosi principalmente di questa ragione, che gli altri principi son feudatarj o della Chiesa o dell' Imperio, e ch' egli è indipendente.

Il danaro gli giova molto a ottenere le sue dimande a quella corte, avendo a far con principe che ne ha bisogno, e con ministri che ne hanno desiderio. E per questa causa dell'aiuto che può ricever di danari, l'Imperatore ama e stima il Granduca.

Re di Francia (2). Sa il Granduca che non può ricever nè disturbo nè comodo da quella corona per i travagli di quel reame, ma però procura di farsela e tenersela ben disposta, sapendo che l'esser da quella stimato può facilitar i suoi disegni di precedenza. Per questo non era alieno da prestar danari a quel re per aiutarlo nelle sue turbolenze, e si è mostrato pronto a dar ogni satisfazione alla regina madre per le pretensioni ch' ella ha sopra la eredità del duca Alessandro; il che non fece il granduca Francesco, che si mostrò molto duro nell' accomodar queste differenze, e parve che si alienasse da quella corona quando fece partir il suo ambasciatore da quella corte senza mandarvi successore.

Re di Spagna (3). Col re di Spagna ha il Granduca materie di mala satisfazione per le seguenti cause. Nella creazione del presente pontefice, il re non diede la confidenza del conclave a cardinale de' Medici, il quale, come protettore delle cose di Spagna, ragionevolmente la sperava, ma fu data al cardinal Madruccio. Avendo il cardinale la protezione di 3) Filippo II.

1 Rodolfo II.

(2) Enrico III.

Spagna, voleva anco ingerirsi nei negozj del re, di che ne fece motto all' ambasciatore cattolico; il quale all'incontro scrisse a Sua Maestà che i negozj non sariano stati sicuri in mano del cardinale per essere persona dedita ai piaceri. Il re s' insospetti del cardinale quando lo vide unito strettamente al cardinale d'Este, di parte francese, è tanto più s' augumentò il sospetto quando si effettuò il matrimonio della sorella naturale del granduca nel figliuolo di don Alfonso d' Este.

Con tutto ciò gl'interessi di stato li faranno star uniti, perchè il re di Spagna ha bisogno di danari, i quali gli possono esser somministrati dal Granduca, e di fanti italiani, i quali si cavano dalla Toscana. Sa il re che per la quiete d'Italia è necessario tener i potentati di essa così bilanciati, che non s'uniscano fra loro e non s'accostino a' forestieri; nella qual cosa essendo di gran momento il Granduca, procura di tenerselo confidente. Conosce infine che se il Granduca s'unisse con la Chiesa a depressione delle cose di S. M., le sue forze in Italia resteriano divisé, e gli stati separati, cioè Milano ́e Napoli, che sono intersecati dal corpo di questi due stati.

Dall'altro canto il Granduca vede che il re sta pendente sopra il suo stato, potendo, mediante quei porti, condurre armata e esercito in Toscana e rinchiuderlo nei termini del suo stato, dalla parte di Lombardia per Milano, di Siena per Napoli, e di mare per le piazze marittime e per l'armata. S'avvede che, per sicuro stabilimento delle cose sue, bisogna che l'Italia sia quieta, la qual può esser perturbata più facilmente dal re Cattolico che da alcun altro. Ha fisso nell' animo di ricuperare quelle piazze marittime, le quali non si potendo riacquistare con la forza, bisogna procurar di averle con la confidenza, con l'ossequio e col servizio. Sa che gli può esser mossa difficoltà sopra l'investitura di Siena per due cause principalmente, che sono esposte nell' istromento di quella concessione ; l'una è che questi principi non si possano maritare senza il consenso dei re di Spagna, l'altra che siano obbligati a restituir quello stato quando sia a loro sborsata quella somma di danaro, che spese il granduca Cosimo nella guerra di Siena.

Conoscono gli Spagnuoli l'errore che fu fatto di alienar lo stato di Siena dalla corona di Spagna e investirne il Granduca, e dicono che il re non poteva alienarlo in danno di quella corona e in pregiudizio dell' Imperio, essendo stato di esso infeudato il re Filippo da Carlo imperatore suo padre. Conoscono ancora che tenendo lo stato di Siena disunivano le forze di Toscana da quelle della Chiesa, e più si univano le forze e gli stati del re in Italia, si aveva facoltà di dar o di sottrarre le vittuarie allo stato di Fiorenza, che senza quello di Siena è poco abbondante, e si teneva in mano un freno gagliardo da volger il Granduca come lor fosse piaciuto; e quello che importa, non si distruggevano i potentati minori, come i Senesi, né si accrescevano i maggiori, come il Granduca, il che è in tutto contrario a conservare l'equilibrio che mantenga quieta ed obbediente l'Italia, e faccia accrescer la riputazione del re Cattolico in questa provincia.

Onde per rimover il re ed i ministri da questi pensieri procurerà sempre il Granduca di mostrarsi confidente a quella nazione ed ossequente a quella corona.

Inghilterra. Col regno d' Inghilterra, per esser lontano, non ha il Granduca alcun commercio; bensì in esso sono ridotti di quei fiorentini, i quali, non avendo potuto viver liberi, non hanno voluto esser servi nella loro patria, e perciò sono nemici a questo governo. Può anco non aver discaro il Granduca che il re Cattolico sia molestato da quella parte, acciò sia tenuto lontano dal travagliare l'Italia e il suo stato, ed affinchè, per il bisogno di danari e d'altri aiuti, sia astretto un giorno a concedergli quei porti di Toscana, che S. A. tanto desidera.

Duca di Savoia (1). Per quella causa che suol generar diffidenza tra i principi, che è quella dei confini, non ha il Granduca materia di mala satisfazione con Savoia essendo gli stati lontanissimi; ma per causa di maggioranza di titoli vive grande emulazione tra loro.

Il duca di Savoia nutrisce in sè stesso pensieri di grandezza per l'antichità del suo principato, per la gloria dei suoi

1) Carlo Emmanuele.

APPENDICE.

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maggiori, e per la nobiltà della sua stirpe congiunta di parentado con i più gran re e principi di cristianità. Il Granduca all' incontro conosce la grandezza e sicurtà del proprio stato, la copia dell'oro che possiede, e pretende non esser soggetto all' Imperio; le quali cose fanno che si persuada di esser a quello superiore. Sa che il duca di Savoia può aver bisogno facilmente o del re di Spagna o del re di Francia per il sito del suo stato, ed esso Granduca è in termine tale che i principi grandi hanno bisogno del suo oro, come gl'imprestiti fatti ad essi dai suoi predecessori lo dimostrano.

Duca di Ferrara (1). Col duca di Ferrara ha assai raddolcita la pratica mediante l'amicizia del cardinal d'Este, e mediante il matrimonio della sorella nel figliuolo di don Alfonso, e per aver concesso a quel duca il titolo di Altezza. Hanno ben i confini propinqui, ma non vi essendo luogo di momento, non possono partorir difficoltà che alteri gli animi loro.

Duca d'Urbino (2). Si conservano amici per diversi officj passati fra questi principi e per quelli di casa del Monte, che sono signori nell' uno e nell' altro stato. Ma per éssere vicini stanno in sospetto, temendo il duca d' Urbino della grandezza di questo stato, sebbene il Granduca, gli porti rispetto per esser feudo della Chiesa e per esser raccomandato al re di Spagna mediante la protezione. Dal canto suo quel duca, vedendo non poter sbattere una potenza così grande, procura tenerla quieta con la confidenza.

Duca di Mantova (3). Col duca di Mantova tien parentado il Granduca per la nipote, e conserva anco amicizia sapendo quanta riputazione gli apporti star unito coi principi italiani, e massime con quelli che gli sono parenti.

Duca di Parma (4). Per le inimicizie della casa Farnese con la casa de' Medici e per i disgusti passati, non si può introddur buona intelligenza tra questi principi, massimamente essendosi opposto il cardinal de' Medici, nel conclave del pre

(4) Alfonso II, ultimo duca di Ferrara.

(2) Francesco Maria II, ultimo duca di Urbino.

3) Vincenzo Gonzaga.

(4) Alessandro Farnese.

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