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le grida del popolo per la bella botta veduta, che li quarantotto che stavano consultando di quello che dovevano fare, si spaventarono dubitando che la città tutta fosse sollevata; e fattisi alle finestre tutti sbigottiti per vedere ed intendere il rumore, videro per caso il signor Cosimo che ritornava di villa, il quale avendo inteso la morte del duca si riduceva nella città per intendere li successi delle cose. Onde ridottisi di nuovo in consiglio immediate li quarantotto, per uscir d'affanni e dal pericolo che pareva loro che soprastasse, dubitando che ogni indugio facesse sollevare il popolo, proposero Cosimo allor allora veduto; e fu Cosimo con tutti li voti eletto capo della repubblica, con assegnargli la guardia per la sua persona e dieci mila scudi d'entrata per il suo piatto, per fin tanto che venisse altra deliberazione dall' imperatore. Il che ho voluto dire, perciocchè questa elezione pare fosse fatta per sola volontà divina, perchè poi nè al popolo nè allo stato, nè a Cesare piacque, di modo che poi si sollevarono gli emuli ed i nemici della casa de' Medici per fare nuova mutazione e nuovo governo; e Cesare medesimo andò pensando di levar Cosimo, con dare una nuova forma di reggimento per meglio confermar quello stato alla sicura sua devozione. Ma questo semplice giovane, che allora era di diciotto anni', fatto saputo con buon consiglio di accorti cittadini della fazion pallesca, tanto operò che del tutto acquetò gli umori e si acquistò la grazia di sua cesarea maestà, e con quella s'è poi di tempo in tempo gogernato di maniera, che non solamente se l'ha saputa conservare, ma l'ha aumentata di sorte (dopo tolta per moglie Eleonora figliuola del vicerè di Napoli, don Pietro di Toledo, una delle principali case di Spagna, e la più favorita e congiunta di sangue con l'imperatore) che sua

Nacque Cosimo il dì 11 giugno del 1519.

cesarea maestà, non solo approvò l'elezione, ma lo pose assolutamente nel dominio di tutto lo stato, come era il duca Alessandro. E così come Alessandro fu fatto duca

con la guerra e con la forza, all'incontro Cosimo è pervenuto al principato per vocazione, con quiete e tranquillità; e come David dal pascer le pecore per voler di Dio fu chiamato al regno, così Cosimo uccellando e pescando fu chiamato al principato; ed oggidì si dice in Firenze che questo giovane per certo uccellava allora l'aquile e i girifalchi, e pescava l'orche e le balene, poichè ora si vede ch'egli ha preso uccelli così grandi e pesci così grossi. E prosperando ogni dì più, come prima da Cesare, è ora favorito dal re Filippo; ed avendo provato la cattiva e poi la buona fortuna, e l'uno e l'altro modo di vivere, e l'una e l'altra condizione de' tempi, s'è fatto con l'esperienza e con li successi delle cose molto prudente e savio, e si è conservato ed ingrandito, e ha superate tutte le difficoltà, scoperte tutte le congiure, e vinti e debellati tutti li suoi potentissimi nemici, e quelli avuti nelle mani ha castigati di modo, che con le persecu zioni assicuratosi e con le guerre confermatosi, si vede che quelli che gli hanno voluto far male con disegno di torgli lo stato e la vita, sono stati cagione di farlo maggiore; talmente che oggidì si dice in Firenze che ogni tumulto, ogni guerra, ogni assedio, ogni vittoria, ed ogni morte si vede esser seguita per fermare e stabilire in Cosimo questo principato. La buona fortuna del quale par che sempre combatta per la sua grandezza, con la quale oggidì si rende a'suoi sudditi e vassalli tremendo e spaventevole, e da' suoi vicini si fa stimare e temere, e da tutti i principi è onorato e tenuto per un'accorto e saputo signore.

Questo principe governa gli stati suoi con un gran

dissimo rigore e spavento; questo vuole la pace, l'unione, la tranquillità fra i suoi popoli e cittadini, li quali non ardiscono pur muoversi. Questo non vuole che più si parli d'odj, d'ingiurie, d'inimicizie e di vendette, nè che più si nomini nè parte guelfa nè ghibellina, nè parte panciatica nè cancelliera ', nè piagnoni nè arrabbiati, sebbene tutte fra loro queste parti sieno piene di veleno. Questo tiene una giustizia incomparabile, e così grande e così eccessiva e così espedita e così a tutti indifferente, che fa stare ciascuno ne' termini, e in ciò mette grandissima cura acciocchè non segua disordine, e non sia fatto torto ad alcuno, nè ingiustizia, e che tutti sieno eziandio de❜loro errori indifferentemente castigati e puniti. Questo finalmente con la quiete dei popoli, con l'abbondanza, con la pace e con la giustizia si fa sempre più degno del principato; nè manca in cosa alcuna ponendo ogni cura e diligenza che gli ufficiali di dentro, e li reggimenti e governi di fuori siano sempre d' uomini periti, pratici e intelligenti, e sopra tutto che siano buoni e fedeli, e come ne scuopre un tristo o parziale lo cassa e lo punisce senza rispetto alcuno, e non sono molti mesi che una mattina assistendo all'udienza del magistrato degli Otto, che è il supremo nelle cose criminali, li mandò tutti a casa con ignominia, dubitavasi di peggio assai, solamente per mostrarsi parzialissimi in un caso che aveva bisogno di pronta e severa risoluzione; di modo che le cose civili e criminali sono con grandissimo studio spedite, ed amministrate.

Ha medesimamente provveduto per la difesa de'suoi popoli, per la conservazione de' suoi stati, per l'aumento della sua grandezza, e per la futura autorità e dignità

Le due fazioni di Pistoja; quella in favore dei Medici, questa contro.

de' suoi posteri e successori; perciocchè ha disposto sotto perpetui ordini una onorata e valorosa milizia di fanti trenta mila, tutti disciplinati e tutti descritti da anni diciotto fino a cinquanta, li quali in cinque giorni si possono unire e porsi tutti insieme in campagna; e si può eziandio servire di molto maggior numero se vuole, per la buona e numerosa gente de' suoi stati.

Di cavalli, volendone tenere una banda di due mila, ne va ogni dì facendo, ma con grandissima difficoltà per la carestia che ha il paese di cavalli; pur mi disse che pensava di facilitar l'espedizione col fare una nuova descrizione di tutti quelli del suo stato, che o per comodità o per sollazzo, o per onorevolezza tenessero cavalli, e con due scudi al mese in tempo di pace, e con qualche esenzione personale o privilegio di portar l'armi, obbligarli a star bene a cavallo, con promessa di pagarli in tempo di guerra; e con questo modo pensava di dar pronta esecuzione a questo suo disegno, come darà, perchè quello che egli vuole senza replica sempre si eseguisce.

Ha poi una descrizione di dodici mila guastatori, tutti uomini di campagna robustissimi, delli quali, sebbene son fatti per adoperarli nella guerra, se ne serve però anche in tempo di pace, secondo il bisogno, ad assettar le strade, a cavar fossi, seccar paludi, bonificar terreni, e così fa opere grandi e maravigliose, che è un stunè dico come volti le acque e i fiumi dove che vuole per ridurre il paese all'agricoltura.

pore;

Fa poi di continuo lavorare intorno le munizioni di polvere, e gettare artiglierie, che finora n'ha pezzi cento da batteria, ed altri infiniti da campagna; e a questo si aggiunge una elezione di capitani valorosi di diverse nazioni, tutti esercitati nelle guerre, i quali sono al numero di cento e venti, che tutti seguono la corte, e tutti

hanno soldo da diciotto fino a venti, venticinque, trenta e quaranta scudi al mese per uno '.

Ha eziandio venticinque personaggi segnalati di case illustri, tutti signori di terre e di castelli, e che tutti hanno avuto carichi onorevoli nella guerra con provvisione di cinquanta, cento, e fino duecento scudi al mese per uno.

In Alemagna intertiene quattro colonnelli e dodici capitani.

In Isvizzera paga due colonnelli e quattro capitani, acciocchè in ogni bisogno si possa servire di quella gente.

In Romagna, in Lombardia, nel regno di Napoli e in Corsica ha un buon numero di capitani che l'hanno servito nella guerra di Siena, alli quali dà trattenimento a chi di sei, a chi di otto e a chi di dieci scudi al mese, acciò in tempo di bisogno ritornino al solito servizio.

Per capitano generale della fanteria ha il signor Chiappino Vitelli, per generale della cavalleria il signore Au

Vedi per ulteriori dettagli intorno questa materia il 2.o documento nell' appendice, che è un rapporto trasmesso già dal Fedeli al suo governo, di una verbale descrizione della forze del ducato di Firenze e Siena fattagli dallo stesso Cosimo I nel tempo delle sua legazione; rapporto, al quale il riassunto che qui ne abbiamo letto non scema importanza.

2 Il nome nel quale Chiappino Vitelli andette sempre crescendo di valentissimo capitano fece che Filippo II lo domandò più tardi a Cosimo, per adoperarlo nelle Fiandre, ove rese a quel re servigi importantissimi. Era costui di tale smisurata grassezza che bisognava cingergli il ventre con apposito apparato perchè potesse muoversi: ed essendo gran mangiatore e di fede ateo, per quanto dicevasi, i protestanti fiamminghi gli fecero questo epitaffio.

O Deus omnipotens, crassi miserere Vitelli,
Quem mors praeveniens non sinit esse bovem.
Corpus in Italia est, tenet intestina Brabantus
Ast animam nemo. Cur? quia non habiut.

Dice però il Du Maurier nella vita di Guglielmo principe d'Oranges, che per avere Chiappino fatto abbondantissimo uso di aceto a fine di dimagrare, oltenne talmente l'effetto desiderato, ch' egli cadde in non minore imbarazzo per le pelli che gli ciondolavano da tutte le membra, di quel che prima si fosse per l'impedimento della smisurata pinguedine.

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