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ch' abbia, la gli passa inanti che compia di ragionare; tantochè a me pare di poter affermare, ch'egli non porti odio, e forse nè anco amore ad alcuno, eccetto però al cardinal del Monte, del quale dirò poi. A Sua Santità non vollero mai dare il voto i cardinali di Mantova e di Trento; e furono subito e molto meglio premiati da lei, che alcun altro di quelli che la favorirono.

Il suo più favorito servitore da molti anni era l'arcivescovo di Siponto (1), al quale diede l'arcivescovato, essendo cardinale; e da lui fu sempre molto servita; sicchè si credeva che lo facesse subito cardinale. Ma pure è rimasto più in minoribus di quando Sua Santità era cardinale; e il papa poco o nulla si è voluto valere di lui; sicchè il poverino se ne resta quasi disperato.

Ha del suo sangue il signor Balduino, suo fratello maggiore di due anni (2), che lei ama grandemente, sicchè più volte di lui m' ha detto « est mihi concordissimus frater. » Questi ha un solo figliuolo legittimo, che è il signor Giambattista del Monte, di circa trentadue anni (3) maritato in una figliuola che fu di M. Giacomo Cortese procuratore di cause in Rota, avuta da una sua donna non mogliere, perchè lui era in sacris; e per l' affezione che gli portava Sua Santità, allora cardinale, gliela fece torre, che questo suo nipote non la voleva. E da poi fece certa questione,

della

(1) Sebastiano Pighino, reggiano, creato poi cardinale ai 20 di novembre 1551, e pubblicato ai 30 di maggio 1552. Presiedette, col cardinal Crescenzio e col Lippomano, al Concilio di Trento.

(2) Anche Giulio III seguì in questo le vestigia degli altri papi. A Baldovino, suo fratello, diede la città e il territorio di Camerino; creò Giambaltista del Monte, figliuolo di Baldovino, Gonfaloniere e Capitano generale della Chiesa, e per lui ottenne in seguito da Carlo V le città di Novara e Civita di Penna, confiscate al Farnese. Stati e pingui rendite concesse pure ad Ascanio della Cornia e a Vincenzo dei Nobili, figli di sue sorelle. Altri parenti fece poi cardinali; come, Cristoforo del Monte, Fulvio della Cornia, fratello di Ascanio, Roberto dei Nobili, figlio di Vincenzo, e Girolamo Simonelli, suo pronipote.

(3) Che perdette la vita l'anno seguente (14 Aprile 1552) in una scaramuccia sotto la Mirandola.

quale Sua Santità si ebbe così a male, che tenne molta collera seco; sicchè quando egli andò a baciarle il piede, la nol volle nè anco guardare. Questi non ha figliuoli, sebbene abbia la moglie giovane; e stando da tanti anni insieme, si può dubitare che non ne siano per avere. Il signor Balduino ha un altro figliuolo di sei in sette anni, naturale; e questo signor Giambattista, non solo non glielo ammette per suo, ma, affermando sua madre essere pubblica, dice anco liberamente di chi è figlio, cioè di un certo soldato. Pure è legittimato, e tiene corte a sua posta molto onorata.

Ma sopra tutti questi ha caro il reverendissimo cardinale del Monte (1), ora di diciassette in diciott' anni.

Questi fu un piccolo furfantello, che, veduto alla finestra abbracciato con una gran scimia che teneva Sua Santità, quando era legato in Parma, e dubitando lei molto che dalla scimia il garzone venisse lacerato, e vistolo invece riuscire ed essere così ardito da volervi tornare, gli prese affezione tale che, per certo poco tempo, al paro della scimia lo fece nutrire e vestire; ma subito se lo prese in camera e nel proprio letto, come se gli fosse stato figliuolo o nipote. E così se lo è andato allevando con tanta affezione, che lo fece poi Preposito di una sua prepositura; je volle anco avere una sua sorella, la quale poi promise per moglie al pedante che insegnava a questo prevostino. Ma non fatto ancora il matrimonio, Sua Santità fu creato papa; e poco dopo, non ostante molte contradizioni, fece cardinale questo suo prevostino: e dettogli dai suoi intimi famigliari, non si poter credere da alcuno che quello e la sorella non gli fossero figliuoli, per chiarire il mondo, lasciò compire le nozze col pedante; il quale si venne poi con essa sorella a Roma, anco lui colla sua corte a parte.

(1) Innocenzo del Monte, primo fra i cardinali creati da Giulio III. (31 Maggio 1550 ).

Il che non solo è giudicata da ognuno cosa rara di fortuna in questo cardinale del Monte; ma Sua Santità afferma essere ascesa a questo sublime grado per averlo a far cardinale; e non solo di tale sublime grado essere stato causa il furfantello, ma anco la scimia che glielo fece conoscere; sicchè Sua Santità si trovava in molto desiderio di qualche condegna retribuzione alla signora Laura Fontanella che in Parma gli donò la scimia; ed è tanta l'affezione sua verso questo garzone, che molti affermano, che il signor Balduino si sarebbe volentieri fatto cardinale; se non che al papa piacque che questo garzone e non suo fratello si chiamasse cardinal del Monte: cosa prevista da suoi famigliari, che, per essere miei amici, me l'affermarono inanti che morisse papa Paolo, giardinandosi come si suole; ma io non lo potevo credere.

Ha poi Sua Santità i nipoti delle sorelle; cioè dell'una, il signor Ascanio della Cornia e il signor Fulvio, perugini; dall'altra, il signor Gian Vincenzo dei Nobili, di certo castello di Toscana tra Lucca e Siena; dei quali tutti Sua Santità ha voluto sempre che ognuno conosca lei farne poco o nessun conto, per lasciarne ogni maggior parte al cardinale. Ma esso signor Ascanio se gli è tirato sempre inanti, e si fece anco temere dalla Santità Sua, quando era cardinale; sì che poco dipoi, fatto papa, venne a vacare il vescovato di Perugia, e sebbene se ne fece pregare dal cardinale (che si credeano anco di fargli piacere ), conferì il detto vescovato al signor Fulvio. Il quale signor Ascanio fa professione di essere gran servitore delle EE. VV; e le prime sue fazioni furono al servizio di esse nell' armata loro alla Prevesa; che era uno dei capi del signor Valerio Orsini; al quale, per la morte d'un altro, fu data quella compagnia, e posta sopra la galea del clarissimo M. Alessandro Contarini. E per rispondere a ciò che di lui mi dimandano, dico loro che verbo et opere dimostra di essere

buon soldato, e discorre molto bene delle cose della guerra; è persona anco che sa parlare, e mostra ottimo ingegno e destro intelletto; è senza un occhio, che lo perse nelle guerre di Germania d'un'archibusata, e poi ha combattuto in steccato ed ammazzato il suo nemico; ma non è di molta presenza, perchè è piccolo e negretto.

Il signor Giovanni Vincenzo è un bel personaggio, molto discreto e gentile, e desideroso di servire la Serenità Vostra. Venne sua madre in Roma, una bella vecchiona, incontrata ed accompagnata da molti grandi, e tra gli altri, dallo ambasciadore di Francia, sempre alla lettica, ed anch' io la visitai per nome della Serenità Vostra. Ma Sua Santità non ebbe piacere che la stesse li a far corte, e la licenziò molto presto; e più presto ancora la madre del signor Ascanio, venutaci pochi giorni inanti il mio partire; e per istrada trovai la lettica colla quale era ritornata a casa sua.

Io non avrò ancora nè anco da tediare le EE. VV. e straccare me con questo gran caldo, per ragguagliarle di quelli coi quali molto Sua Santità si consiglia; perchè si può dire non ve ne essere alcuno. Il Reverendo Dandino si è tirato inanti per necessità; che Sua Santità non ne aveva alcuno de' suoi: pure sembra che se ne allievi uno che si chiama Trifone, il quale, essendo questo reverendo Legato Besentello segretario del Reverendissimo Contarini in Alemagna, gli era copista. Si consigliava Sua Santità ben strettamente col Reverendissimo Crescenzio; e Dio volesse che non si fosse partito, che forse questa guerra non si sarebbe tirata inanti (1). Della quale avendo tanto scritto alle EE. VV. io continuamente per tanti mesi, poi insieme col successor mio; non mi resta a dir loro altro, salvo che Sua Santità alla quale domandai licenza, dopo la presentazione del mio successore) nel volerci noi partire, facendo

(1) Si accenna alla guerra per le vertenze di Parma,

verso di me bocca da ridere, disse: « sarebbe ben bella, che voleste avere avuto da me licenza così alla prima; e non so s'io ve la vorrò dare nè anco all' ultima ora del vostro partire; sicchè pensate pure d'aver a venire delle altre volte ». E dopo avergli io detto, che non gli mancherei della debita ubbidienza, il giorno dietro gli mandai a domandare l'udienza; e mi fece rispondere ch' io vi andassi inanzi a ventun' ora. Nella quale, intorno a essa guerra, mi replicò quanto aveva detto ad ambi noi il giorno inanti; cioè, del suo buon animo che avrebbe di astenersene, quando convenisse all' onor suo; che se i Farnesi non mancassero del loro onore verso di lei, la se ne asterebbe più che volentieri. E poi mi disse, che non mi aveva voluto dare licenza in presenza del mio successore, per voler lei ragionare un poco meco in sua assenza delle cose sue particolari, in risposta delle offerte fattegli da Sua Magnificenza (il nuovo ambasciatore) in nome delle EE. VV. che gli pareva più conveniente il dare a me tale risposta, affinchè io la potessi fare a viva voce, e coadiuvarla come mi paresse convenire. E qui si pose Sua Santità a ringraziare infinitamente questo eccellentissimo Senato con molte amplissime offerte; commettendomi a fargliele abbondantemente, che non la me ne farebbe mai vergogna; e che con esse io avessi a benedire in nome della Santità Sua le Eccellenze Vostre. E poi mi disse, quanto alle offerte, che, avendole accettate come conviene all' affezione che ha a questo Stato, la se ne vorrebbe valere per ora di una, che gli sarebbe gratissima; e questa, disse, sarebbe, che i nostri fossero accettati ed abbracciati in quel numero dei vostri. Per vero dire io non sapeva bene ciò che la dimandava sotto questo numero dei vostri; ma essa, mostrandomi il segretario mio ch'era lì presente: « ditemi voi, aggiunse, quel che vi pare; che so che mi sapete meglio intendere di quello ch'io so dimandare; ch'io non vorrei dimandare

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