Sayfadaki görseller
PDF
ePub

ecclesiastiche e dei vescovadi di quel regno '. Il Papa deputò una ben numerosa congregazione di cardinali per l'esame di questo gravissimo affare. Le avversità sopravvenute al principe postulante impedirono che l'affare avesse il suo compimento. Non erano però alieni alcuni porporati di esternare il loro voto per la grazia. Vero è, che quante volte voglia ammettersi la richiesta, s'incontreranno non leggere difficoltà, tanto per la natura della cosa, quanto per lo stato attuale della Francia. Anco su questo esternerò in ultimo vari progetti.

Beni ecclesiastici alienati.

-

Apparisce chiaramente dalla lettera dell' Emo Martiniana, che Bonaparte giudica affatto impossibile la rivendicazione de' beni ecclesiastici alienati in Francia, e non consente che se ne parli. È cosa dolorosissima che la chiesa gallicana abbia a rimanere interamente spogliata del pingue suo patrimonio, e impossibilitata a sostenere i sacri ministri, molto più poi, che siccome non pochi di detti beni saranno in mani di persone eteredosse, non deve in conto alcuno permettersi dal Sommo Pontefice che li ritengano.

Per questo riflesso Innocente X, nella costituzione «< Zelo domus Dei », riprovò il patto fatto da Carlo V nella pace di Vestfalia..., ad onta dello sconvolgimento dei pubblici affari, che poteva derivare dal costringere alla restituzione i detentori degli stessi beni.

Se però l'essere indulgenti anco in questo arreca, non già in apparenza ma realmente e sostanzialmente, il gran vantaggio di ripristinare in Francia la religione cattolica, potrebbe indursi la Santa Sede ad usare la maggior condiscendenza, seguitando le tracce tenute in altri simili casi, di cui parleremo nei progetti.

III. Progetti per la buona condotta della Trattativa.

La persona destinata ad assumere la trattativa con Bonaparte dovrà studiarsi di condurre a fine questo interessantissimo affare, nella maniera più proficua alla religione cattolica, e al bene spirituale dei popoli della Francia. Ma per ottenere appunto

'Au mois d'août 1790. Mais avant que la question eût pu être étudiée à Rome, le roi avait donné à la constitution civile du clergé une sanction, qui rendait impossible l'entente avec le Saint-Siège.

questo salutevolissimo intento, converrà che faccia uso della maggior circospezione e prudenza, e che sia munita dalla Santa Sede delle più chiare istruzioni, onde ottenga il fine proposto, e non usando per una parte senza bisogno una soverchia indulgenza, si astenga per l'altra parte da quel rigore, che potrebbe far svanire il frutto di sua missione. Esporrò pertanto sulle diverse proposizioni di Bonaparte vari progetti, affinchè nella moltiplicità di essi possano scegliersi quelli, che saranno più adattati alle circostanze.

[ocr errors]

Ma prima di accingermi a questa impresa, non posso astenermi dal manifestare il vivo mio desiderio, che il ministro della Santa Sede scandagli colla più fine accortezza, se voglia in realtà assumersi il trattato con buona fede e con retta intenzione, senza di che sarebbe inutile lo intraprenderlo e il proseguirlo, ed in luogo di cavarsene qualche vantaggio, deriverebbe facilmente non piccolo danno. L'esperienza, e i fatti non molto antichi persuadono a diffidare assaissimo, ed ingeriscono non lieve timore, che vengano tesi nuovi lacci sotto l'aspetto di belle parole e di plausibili progetti. Non rammenterò io qui l'espressione di Virgilio « Timeo Danaos et dona ferentes »; serviromi bensì dall' oracolo infallibile dello Spirito Santo, che quadra mirabilmente al caso nostro : « Nolite omni spiritui credere, sed probate spiritus si ex Deo sint. » La Santa Sede avrebbe tutto il diritto di esigere, che venisse inviato a Roma un soggetto per parte del governo francese, col quale intavolar qui la trattativa: se il Sommo Pontefice spinge tanto oltre la sua benignità, fino a spedire in lontano paese un suo ministro, dando in tal guisa un convincentissimo attestato del vivo suo impegno in agevolare la riconciliazione della Francia, è giusto, che mentre imita il S. padre evangelico nello stender le braccia al prodigo figlio, esiga qualche sicuro indizio della realtà del suo pentimento.

Desidero egualmente, che fornendosi al ministro pontificio le convenienti istruzioni, perchè sappia qual sia la mente del Santo Padre, e fin dove sia egli disposto ad estendere la sua condiscendenza, si comunichino allo stesso ministro limitate facoltà, e ciò per doppio riflesso: mentre certi punti più gravi esigono matura considerazione; ne può esser sufficiente a risolverli il giudizio di un solo, quantunque dotto ed illuminato, convenendo il richie

der consiglio da più persone di somma capacità, e avezze a discutere le materie ecclesiastiche. E con questa prudente economia, il ministro istesso potrà in molte occasioni evitare qualsivoglia sorpresa e uscir d'impaccio, rispondendo non esser egli autorizzato ad ammettere la tale e tale domanda, e aver quindi bisogno di chiederne l'oracolo di Sua Santità.

Il primo e principalissimo impegno del ministro della Santa Sede deve consistere nel sostenere i legittimi vescovi francesi emigrati.

Si è dimostrato di sopra quanto sia ingiusto l'escluderli per sempre dalle loro sedi. Oltre al far uso delle ragioni addotte, per convincere Bonaparte che il Sommo Pontefice non può acconsentirvi, dovrà rilevare, che quando anco taluno di essi fosse colpevole, non si potrebbe per questo, senza un torto il più solenne, accusare tutto il corpo de' vescovi, che generalmente parlando hanno tutti dato riprove del loro attaccamento alla religione cattolica; che da questo stesso dev' esser nato l'impegno di sostenere il trono, vedendo che il rovescio della monarchia portò seco contemporaneamente anco quello del cattolicismo; che non può essere estinto ne' fedeli l'amore verso de' loro respettivi legittimi pastori, massime verso quelli che soffrirono molti disastri, e che si ridussero quasi alla miseria anzicchè tradire i propri doveri; che i fedeli medesimi soffrirebbero di mal animo un nuovo vescovo a preferenza dell' antico, e dubiterebbero della rettitudine delle intenzioni del governo; che i vescovi emigrati, tornando liberamente alle loro chiese, prenderebbero fiducia nella podestà che comanda, deporrebbero ogni sospetto ch'essa voglia attentare alla purità della religione, e lungi dal suscitar torbido e dall' opporsi al governo, persuaderebbero ai popoli la tranquillità, e l'obbedienza al governo stesso.

Quante volte, queste ed altre simili ragioni non fossero sufficienti, e si volesse una maggior garanzia per assicurarsi della buona condotta de' vescovi, non sarei alieno dal condiscendere, che i vescovi medesimi prestassero il giuramento di fedeltà, sebbene quest' atto in rigore possa esigersi soltanto da quei vescovi, che godono feudi per concessioni de' principi, come avvertono il di Ponte.., e il Gonzalez...Simile giuramento fu universalmente proibito alle personne ecclesiastiche dal Concilio generale

Lateranense IV... Nella stessa Francia, erano tenuti a prestare simile giuramento quei soli vescovi, che venivano investiti dal re di qualche feudo, come narra il Thomassin..,e il di Marca... Tanto più volentieri, ad onta delle ragioni in contrario, potranno assoggettarsi i vescovi al giuramento di fedeltà, quanto che Adriano IV, dopo qualche contrasto, lo permise ai vescovi verso Federico I, imperatore.....

Bonaparte dovrebbe contentarsi di quest' atto, e deporre in vista di esso tutti i sospetti concepiti contro de' vescovi emigrati. Renderassi per altro indispensabile lo avvertire, che il giuramento si restringa alla pura e semplice promessa di fedeltà, e non ecceda i termini di quello che prestano i vescovi ne' domini acattolici, mentre se volesse comprendervisi qualche altro oggetto, e segnatamente la costituzione civile del clero, o altra. costituzione nella quale vi fosse anche un solo articolo inammissibile, ne risulterebbe tosto l'impossibilità di aderirvi.

La buona o cattiva riuscita di questo rilevantissimo articolo del ritorno de' vescovi legittimi in Francia, sarà il più certo preludio dell' esito, o favorevole, o contrario della trattativa; e anco su questo riflesso, il ministro di Sua Santità deve con tutto l'impegno e con tutta l'energia di cui è capace, sostenere la causa di detti vescovi. La giustizia, la riconoscenza, i patimenti sofferti, la venerazione e l'amore de' popoli, i magnifici elogi coi quali in più occasioni, e segnatamente in vari brevi onorabili, la Sa. Me. di Pio VI commendò la loro fede e la loro costanza, sono altrettanti titoli, per i quali il Santo Padre deve proteggerli, nè deve o con paroli, o con fatti opporsi in ciò alla condotta del suo predecessore.

Che se, ad ogni modo, si volessero esclusi dal ritorno in Francia, e dall' esercizio della loro giurisdizione i vescovi emigrati, nè si giudicasse opportuno di rompere per questo riflesso la trattativa, il compenso che può dirsi fra tutti il migliore e il più atto a conciliar l'affare in un modo abbastanza plausibile, sarebbe quello di affidare il governo ecclesiastico della Francia a diversi vicari apostolici, deputati dalla Santa Sede, i quali avessero pubblico e libero esercizio della spirituale potestà; e tutti, o parecchi almeno che fossero insigniti del carattere vescovile, potranno nelle forme canoniche esercitar gli atti d'ordine, anco riguardo ai

1

sudditi degli altri vicari. L'unica ragione di non conferire a tutti un vescovado in partibus può esser questa, che nel caso che avessero a cessar dall' uffizio di vicari, converrebbe supplire alla congrua per il decente loro mantenimento.

Quando poi le cose prendessero veramente un aspetto favorevole, e fossero di già concertati i punti più sostanziali, si potrebbe anco pensare alla spedizione di un legato a latere, scegliendo a tal uopo un soggetto cognito per dottrina e per probità, e di un credito deciso in tutti i rapporti, il qual legato sulla faccia del luogo deciderebbe facilmente, quali fossero le persone le più idonee per l'uffizio di vicari apostolici, e si assicurerebbe ad un tempo dell' annuenza della potestà laica per combinare la scelta col pieno gradimento della medesima.

Da questo temperamento ne risulterebbero considerabili vantaggi. In primo luogo, si eviterebbe qualunque giusta doglianza de' vescovi legittimi, vedendo che la Santa Sede dopo aver sperimentato inutili tutti gli sforzi per conchiudere il loro ritorno, e forte nel non aderire alla loro formale esclusione, adotta quel miglior partito che può convenire alle circostanze, supplendo con questo interinale provvedimento al bisogno delle diocesi durante l'assenza de' respettivi vescovi, e lasciando aperta la strada a combinare in appresso un miglior sistema, e il ritorno degli stessi vescovi alle loro sedi. In secondo luogo, senza entrare in contrasti sul diritto di nomina che pretende Bonaparte, si farebbe la scelta di reciproco accordo, e si terrebbero nello stabilire i vicari le stesse regole che si osservano per i paesi di missione. In terzo luogo, non si entrerebbe, almen per ora, nello spinoso affare della riduzione delle diocesi, potendosi affidare il governo di due o tre delle medesime a ciascheduno vicario. In quarto luogo, l'esperienza di qualche anno sotto i vicari apostolici farebbe conoscere qual piano convenga meglio adottare in appresso, nel caso che avesse onninamente ad eseguirsi la riduzione delle diocesi. In quinto luogo, essendo i vicari amovibili, se non riescono nel retto esercizio del loro impiego, come furono scelti d'accordo col governo, così, previa l'intelligenza del medesimo, possono facilmente cambiarsi. Per ultimo, e si contenterebbe Bonaparte accettandosi per i vicari le pensioni da pagarsi dalle finanze nazionali, e si eviterebbe di entrare per ora

« ÖncekiDevam »