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aveva ventidue voti; e i cardinali Egidio e Colonna non gli vollero dare il voto; chè se lo davano era papa. Il quale Farnese fece promissione al Medici di conservarlo e di farlo più grande che mai. Ora, fu promosso il cardinale Adriano (1) ch' era in Ispagna; e il Cajetano (2) fece un' orazione in sua lode, dicendo della sua vita, che non poteva esser migliore; tanto che commosse tutti; e lo elessero papa. Eletto il quale, i cardinali rimasero morti di aver fatto uno che mai non videro. E nell' uscir di conclave si levarono contro a loro grandissime strida, dicendo: perchè non eleggeste uno di voi? E il cardinal di Mantova replicò dite il vero. Onde fu scritto su per le case: Roma est locanda, cioè: Roma è da affittare; perchè tutti credevano che il papa tenesse il papato in Ispagna.

Il papa nuovo stette nove mesi a venire a Roma; e addi ventisette di agosto giunse a Civitavecchia, dove andò l' orator nostro, che fu ben visto ed accarezzato da Sua Santità. Entrò poi in Roma; e lui oratore insieme cogli altri portò il baldacchino; e il cardinale Orsini gli venne incontro con la croce; e poi fu incoronato, siccome scrisse partitamente.

Questo Adriano VI pontefice ( chè non si ha voluto mutare il nome) fa una vita esemplare e devota. Dice ogni giorno le orazioni canoniche; si leva la notte a matutino, e poi torna in letto a riposare; si leva all' aurora e dice la sua messa; poi viene a dare udienza. Desina e cena molto sobriamente, e si dice che spenda un solo ducato per pasto. È uomo di buona e santa vita, d'anni sessant' uno, tardo nelle sue operazioni. Procede con grandi rispetti, loda la Signoria nostra, e mostra di esserle amico. È uomo dotto

(1) Adriano Fiorenzi, o Florise di Utrecht, arcivescovo di Tortosa, fatto cardinale da Leone X, fu eletto papa col nome di Adriano VI, ai 9 di gennajo 1522.

(2) Il cardinal Tommaso di Vio, gaetano.

in Sacra Scrittura, parla poco, ed è solitario. L' oratore disse che, per opinione sua, il papa è neutrale, ancorchè dipenda dall' Imperatore; e ha molto a cuore di far la tregua (1), per attendere alle cose del Turco. E questo si giudica dalle sue operazioni quotidiane, come anche per la mala contentezza del vicerè di Napoli, che venne a Roma per far dichiarare il papa imperiale, e Sua Santità non volle; onde si parti senza conclusione (2). Il papa è molto intento alle cose d'Ungheria, e desidera che si faccia l'impresa contro infedeli. Dubita che il Turco non venga a Roma: e però cerca di unire i principi cristiani e di far la pace universale, o almeno tregue per tre anni; e ne avea fatti i brevi. Il cardinal de' Medici ha grandissima riputazione col papa. Poi disse che il papa attendeva ad accumular denari. Poi parlò della venuta a Roma dei cinque oratori nostri (3) per dare l' obbedienza al papa; i quali nell' entrare furono molto onorati da tutti. Ed ebbero dal papa pubblica udienza; nella quale Marco Foscari fece una elegantissima orazione, e il papa gli rispose in latino eccellentemente; dimostrando grande affezione allo stato nostro. E poi, nell' altra udienza secreta, Marco Dandolo oratore espose la restituzione di Ravenna e Cervia, e la giurisdizione del Golfo, già da tanti anni posseduta e cassata per forza a requisizione di papa Giulio. Sua Santità l'udì benignamente, dicendo che non era informato di queste cose, e vederia. Sempre il papa parla latino, e niun cardinale è suo intrinseco; ed anche il segretario e l' auditore hanno poca pratica del maneggio delle cose di stato. Il datario è fiam

(1) Il buon papa Adriano desiderava la pace nella cristianità; ed era naturale che propendesse maggiormente verso l'imperatore, che gli era stato discepolo. L'odio ch' egli ebbe dagli Italiani (osserva giustamente un grand' uomo) è più vergogna nostra che sua.

(2) Carlo di Lanoi, destinato allora vicerè di Napoli, per la morte di Raimondo Cardona.

(3) Vedi la seguente relazione del loro viaggio e delle cose da loro operate.

mingo, e si chiama Guglielmo Enchevoir (1) vescovo Dortonense. Poi disse, che un suo segretario, chiamato Teodorico (2), di nazione fiammingo, e l'auditore di camera, che è Girolamo vescovo Vigoniense (3), fanno tutte le faccende e possono assai col pontefice.

Disse, che era stato in questa legazione mesi trentasei e giorni ventiquattro; ed andò con lui per segretario Alessandro Cappello, del quale disse gran male, e lo mandò via, e scrisse di tutto ai Capi del Consiglio dei Dieci; (non so se le dette lettere furono lette; e di tutto ha testimoni). Laudò il suo cogitore Niccolò dei Gabrieli, il quale ha fatto per eccellenza l'ufficio di segretario. E venuto giù dall' arringo, il principe, secondo il consueto, lo commendo.

(1) Guglielmo Enckesort, fatto cardinale da Adriano VI, tredici giorni prima di morire.

(2) Teodorico Ezio, il quale, secondo il Giovio, aveva il papa deliberato di far cardinale.

(3) Forse è Girolamo Aleandro, uomo dottissimo, bibliotecario della Vaticana, e poi fatto cardinale da Clemente VII.

SOMMARIO

DEL VIAGGIO

DEGLI ORATORI VENETI

CHE ANDARONO A ROMA

A DAR L'OBBEDIENZA A PAPA ADRIANO VI.

1523 (1)

(1) Diarii inediti di Marin Sanuto, Vol. XXXIV.o pag. 159 e seguenti (Biblioteca di San Marco).

È incerto l'autore di questa relazione. Tuttavia, dalle seguenti parole di Marin Sanuto si potrebbe congetturare con qualche fondamento, che fosse Pietro Pesaro. « Li quattro oratori venuti da Roma stettero in collegio due ore buone. Riferì il Pesaro, che è il più giovane; e il Mocenigo, per es▾ sere consigliere, restò in palazzo. »

Il prestare l' obbedienza poi, significava l'omaggio reso, per mezzo di ambasciatori, ai papi dai principi e dalle repubbliche in diverse occasioni, e specialmente nel loro avvenimento al pontificato.

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