Sayfadaki görseller
PDF
ePub

damento della conservazione delli stati proprj e della libertà loro, e d'Italia, che con tanti pericoli e spese si è procurata, debba da loro essere sommamente desiderata e tenuta cara. E sebbene nella corte si mormorò un poco quando il detto illustrissimo duca venne in Venezia, tal mormorazione non fu fatta da lei, ma solo dalli suoi; nè questi mostravano ancora di aver di ciò dispiacere, perchè suspicassero che s'avesse nè a trattare nè a pensare cosa alcuna contro detta capitolazione, o contro l'onore e dignità di sua maestà, ma perchè pareva che facendo detto duca tanta dimostrazione di osservanza a questo illustrissimo dominio, e suspicando ch'esso forse cercasse per maggior sicurtà sua di più stringersi ancora che non era con lui, con questo modo venisse a far credere che vi fusse qualche differenza colla maestà cesarea, per la quale esso volesse più dipendere da detto dominio che da lei. Ma conosciuto che ciò si faceva per detto illustrissimo duca solamente in dimostrazione di gratitudine di tante spese fatte, con grave danno e non picciol pericolo delle cose di questa eccellentissima repubblica, solo per rimettere e conservar lui nello stato suo, nè questo essere stato altro che un semplice uffizio di gratitudine, cessò di subito ogni mormorazione, nè di poi si è detto da alcuno di ciò parola.

Dell'illustrissimo signor duca di Ferrara medesimamente si promette ogni cosa, e si persuade che in ogni caso abbia sempre a seguir contro ciascuno le voglie sue, parendogli, oltre che è suo vassallo, d'aversi colla sentenza fatta delle cose sue obbligato lui e la posterità sua di tal sorte, che non gli possa mai mancare, ed avendo esso signor duca con lettere proprie di sua mano, e per

nunzj mandati a posta, e con ogn' altro modo a sua maestà chiaramente espressa questa tanta obbligazione che per tal causa se gli sente avere, e la ferma volontà di essere per esporre sempre lo stato e la vita propria e dei figliuoli, siccome tutte riconosce da lei, in servizio suo.

Nè altrimenti si persuade dell'illustrissimo signor duca di Mantova ',essendo pur suo vassallo, ed avendosi con lui portato sempre amorevolmente, si nell'onorarlo della dignità di suo capitano generale, come nel concedergli la marchesana per moglie, con la ferma speranza di quello stato che tanto desiderava e procurava di

ottenere."

Con Genova cerca di mantenerla nello stato suo presente di libertà, col quale separandola dal re cristianissimo la conserva nella devozione sua, ed a sè la fa congiuntissima di modo, che da quella città si serve talmente d'armata, che non solo tien battuti li corsari di Barberia (si che mantien con somma riputazione sicuri dalle solite depredazioni li regni suoi e tutti quei mari d'intorno), ma si promette in ogni bisogno di guerra che avesse contra Turchi di poter crescere ancor questa tanto che saria riputata di qualche stima.3

I

Federigo Gonzaga, secondo dei marchesi regnanti di questo nome, elevato alla dignità di duca da Carlo V con diploma del 25 marzo 1530.

2 Si allude agli sponsali di Federigo con la marchesa Margherita di Monferrato unica sorella del marchese Bonifazio, ultimo discendente di quella casa, per cui, morto detto marchese, dopo breve contenzione col duca di Savoja e col marchese di Saluzzo, la casa di Mantova entrò in possesso di quello stato, riconosciutogli definitivamente con diploma di Carlo V del 3 nov. 1536.

3 Andrea Doria cittadino genovese, capitano di mare al servizio di Francesco I, nel 1528 si partì dagli stipendj di quel re, e si offeri a Carlo V patteggiando un sufficiente soccorso per liberare la sua patria dal dominio francese, e restituirvi il governo repubblicano sotto la protezione dell'imperatore;

Con la congiunzione ed amicizia di tutti questi stati d'Italia si sta sicura tanto sua maestà, che, siccome m'ha in qualche proposito chiarito di bocca sua, non si teme che finchè dura abbia a tentarsi da alcun signore esterno di far novità, o pur tentandosi si possa ottener cosa alcuna. Ma tra tutti questi il suo precipuo fondamento si vede esser posto in questo illustrissimo dominio, estimando che per le forze proprie e fortezze di tutto lo stato suo, e per la riputazione che ha così in mare come in terra con tutti i principi del mondo, sia veramente il nervo d'Italia e forse ancora della Cristianità tutta; sì che abbia a fare a quella parte dove penda in ogni guerra grandissimo momento, ed infine darle vittoria. Per il che non dubito ch'essa sia per mantener sempre con ogni diligenza e studio l'amicizia sua, nè da quella partirsi mai, e che per tal causa sia parimente da sperare che fin che vive non s' abbia a veder guerra in Italia, se da qualcuno delli medesimi italiani amici e confederati suoi non vien procurata. Il che non parendo ragionevole, credo che si possa da ognuno fermamente tenere una lunga e certa pace, avendosi tal principe per procuratore e protettor di essa, che, come si può vedere da tutti li discorsi fatti di lui, tanti modi ha da ritrovar uomini e denari che questi non gli

possono mancare.

Avendo particolarmente e distintamente narrato quanto si apparteneva considerar intorno la persona, qualità, e condizioni dell' imperatore e stati suoi, non

lo che in effetto ebbe luogo il dì 12 settembre di quel medesimo anno. L'origine di tal deliberazione fu attribuita da varj a varie cagioni, ma noi crediamo col Guicciardini (L. 19, c. 2.) che la più vera e principale « fosse per introdurre, « sotto nome della libertà della patria, la sua grandezza ».

pare che si disconvenga dal proposito nostro fare il medesimo discorso della persona del serenissimo re dei Romani suo fratello e delle cose sue tutte, essendo pur principe, si per le forze proprie e delli stati suoi al nostro per tanto spazio vicini, come per la dignità imperiale nuovamente aggiuntagli, degno appresso vostra serenità specialmente di molta stima.

Il detto serenissimo re adunque, che ora è d'età d'anni ventinove possiede jure ereditario, come stati suoi avuti', l'arciducato d'Austria, li contadi di Stiria, Carintia e Carniola ed il contado di Tirolo, li quali per la divisione e convenzion fatta tra loro due fratelli gli son pervenuti nella parte sua, avendogli l'imperatore cedute tutte le ragioni che aveva in essi. Ha di poi guadagnato il ducato di Vittemburgh, avendone scacciato con l'aiuto della lega di Svevia il duca suo3, perchè seguiva nelle guerre passate le parti del re di Francia, ed usava di molte insolenze e contra li stati e terre vicine e contra li suoi medesimi; per il che fu per bando imperiale privo delle ragioni di tale ducato, e queste furono concesse a cui se le guadagnasse per forza d'armi. 4 Ha dopo la morte del re di Boemia e d'Ungheria suo cognato' acquistato

■ Vuolsi intendere non già avuti per diritto creditario, essendo egli secondogenito, ma con diritto ereditario acquistato per la rinunzia a lui fattane da Carlo.

* Di questa è discorso più innanzi.

3 Ulrico.

4 Nel 1534 ricntrò però questo principe, coll' ajuto della Francia, in possesso del suo ducato, il quale da Ferdinando stesso gli fu poi riconosciuto come feudo di casa d' Austria.

5 Luigi II ultimo maschio della casa de' Jagelloni, del quale Ferdinando aveva sposata l'unica sorella Anna. Detto re morì nel 1526 nella famosa battaglia di Mohacz sulla Drava da lui combattuta contro Solimano II, che aveva invasa l' Ungheria con trecento mila uomini, e che, spento lui, s'era condotto fino sotto le mura di Vienna, come abbiano veduto, più sopra.

per elezione dei baroni della provincia, secondo il solito costume loro, il regno di Boemia, e con questo congiuntamente le provincie, cioè li ducati di Slesia e di Moravia. E non solamente per causa della moglie, che par che debba rimanere jure successionis ab intestato, erede del morto fratello, ma per diverse altre ragioni pretende pure al regno d'Ungheria, del quale parte ne possiede, e del resto è in contenzione col re Giovanni'; per la qual causa è successa tanta guerra, che ha fatto pervenire una gran parte e forse la miglior di esso in mano del signor Turco, ed il resto, con buona parte dell'Austria, dalle incursioni, depredazioni ed incendj turcheschi rimaner quasi distrutto, e dell' esito di essa, con poca speranza forse di ben alcuno, si sta ancora in dubbio. È poi ancora nella Slesia un ducato, chiamato il ducato di Open, che dopo morto il suo duca, il quale è vecchio molto e senza erede alcuno, s'ha, come feudo regio, a devolvere alla corona. Di questo, ad istanza e con autorità e consenso del re Lodovico d' Ungheria defunto, fu da detto duca instituito erede il marchese Giorgio di Brandemburg zio e tutore di detto re, ma non gli avendo mai voluto il re Ferdinando confermare nè tale instituzione, nè la donazione di alcuni castelli e luoghi d'Ungheria, dopo molta controversia in fine l'anno passato

2

si sono convenuti tra loro che il detto serenissimo re Ferdinando abbia da pagare al detto marchese rainos dugento cinquanta mila in termine di due anni, e ritenga

Giovanni Zapolski, conte di Sepus, eletto da una porzione dei signori Ungaresi loro re, dopo la morte del re Luigi. Solimano per giovarsi di questa occasione ai fini suoi, si dette a sostenere la legittimità di tale elezione, e la nuova guerra da lui promossa nel 1532 fu sotto questo pretesto.

2 Fiorini renensi, o di Reno, del valore di circa due terzi di ducato d'oro, come appare da un prossimo ragguaglio dell' ambasciatore medesimo.

« ÖncekiDevam »