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cap. xi del lib. 11 de Vulgari Eloquentia, e che cominciava, Traggemi della mente Amor la stiva, io ho cercato indarno nelle edizioni di Pasquali e di Zatta, e in molt' altre. Quando non sia smarrita, e che mi venga fatto di rinvenirla, la stamperò alla fine del secondo ed ultimo volume di Dante, che conterrà il Purgatorio ed il Paradiso, e che uscirà fra due mesi. Seguiranno a pari distanza gli altri otto volumi, nè più, nè meno. Per l'esattezza e la correzione del testo, la punteggiatura e l'ortografia, ripeterò quel che dissi annunziando la picciola Biblioteca, che si ebbe e si avrà sempre cura di consultare le più celebri e accreditate edizioni d'Italia, il parere de' critici e de' letterati, e sopra tutto le leggi della ragione e del gusto. Non volendo copiare ciecamente nessuno, continueremo a far conoscere le Varie Lezioni, per poco che sieno importanti, contrassegnando quelle che alle edizioni della Crusca appartengono. Quanto alle Annotazioni, io penso che i miei leggitori non mi dimanderanno che l' utile e il vero esposto con brevità e chiarezza: trovando questo ne'diversi spositori, io prendo le lor note e cito i lor nomi; non trovandolo, cerco di supplirvi alla meglio. Lo scopo principale delle annotazioni a Dante, è quello di agevolarne l'intelligenza: negli altri tre Poeti avranno un campo più vasto le letterarie considerazioni, tanto per le proprie bellezze, quanto per quelle che presero da Omero, da Virgilio, da Orazio, e da Dante medesimo. Io non offendo nè censuro veruno de' miei predeces

sori, ma so ch'è libero a tutti di censurarmi. Alle urbane e ragionate critiche, risponderò ringraziando, e o correggendomi o adducendo le mie ragioni in contrario: alle scortesie ed all' ingiuria, non saprò mai opporre che silenzio e disprezzo.

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Degli altri si scriverà il nome intero. Le note senza nome nè

abbreviatura, sono dell' editore.

VITA

DI DANTE ALIGHIERI

SCRITTA DAL CAVALIERE

GIROLAMO TIRABOSCHI.

Il nostro Poeta nacque in Firenze, nel 1265, di Alighiero degli Alighieri e di Bella, e fu detto Durante, benchè poscia per vezzo si dicesse comunemente Dante. Chi bramasse vedere altre cose quanto alla famiglia, e agli antenati di Dante, vegga le Memorie di Giuseppe Benvenuti, già Pelli, sulla vita del medesimo; e solo qui basta dire che il detto Pelli, confutate le favolose o almeno non provate asserzioni del Boccaccio, del Villani, e di altri scrittori intorno agli antichissimi ascendenti di questo poeta, ne ha formato l'albero genealogico, da cui si raccoglie ch'ei discese da Cacciaguida e da Aldigiero ossia Aligiero di lui figliuolo nel secolo XII, dal quale poi la famiglia fu detta degli Alighieri, nome, come affermasi dal

Boccaccio e da Benvenuto da Imola (Comment. in Comoed. Dant. Vol. I. Antiquit. Ital. p. 1036), tratto dalla famiglia della moglie di Cacciaguida, ch'era degli Alighieri di Ferrara, come si accenna dal medesimo Dante nel canto XV del Paradiso. Nè il Pelli si contentò di scrivere soltanto degli antenati, ma scrisse anche di tutti i discendenti di Dante, la cui famiglia pruova essere finita in Ginevra figlia di Pietro, maritata l'anno 1549 nel conte Marcantonio Sarego Veronese.

Presso il sullodato Pelli si veggano parimenti le pruove dell' innamoramento di Dante con Bice ossia Beatrice figlia di Folco Portinari, cominciato mentre ambedue erano in età di circa dieci anni, e durato fino alla morte di essa, seguita nel 1290, perciocchè comunque io non creda, che l'amor di Dante fosse sol misterioso, e che sotto nome di Beatrice intender solo si debba, come altri han pensato, la Sapienza, o la Teologia, è certo però, come confessa il medesimo sig. Pelli, che Dante nelle sue opere, e nella sua Commedia singolarmente, ha parlato di questo suo amore in termini così enimmatici, e che sembrano spesso gli uni agli altri contrari, ch'è quasi impossibile l'adattarli tutti nè al senso allegorico nè

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