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DI

M. FRANCESCO

PETRARCA

1

ILLUSTRATE CON NOTE

DAL P. FRANCESCO SOAVE C. R. S.

PROFESSORE DI FILOSOFIA

NELL'UNIVERSITÀ DI PAVIA.

VOLUME SECONDO.

GO

MILANO

Dalla Società Tipografica DE' CLASSICI ITALIANI,
contrada di S. Margherita, N.° 1118.
ANNO 1805.

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DI

M. F. PETRARCA

IN MORTE

DI MADONNA LAURA.

Oime

SONETTO 228.

imè il bel viso, oimè il soave sguardo, Oimè il leggiadro portamento altero, Oimè'l parlar ch' ogni aspro ingegno e fero Faceva umile, ed ogni uom vil, gagliardo; E oimè il dolce riso ond' uscio 'l dardo

Di che morte, altro bene omai non spero : Alma real, dignissima d'impero

Se non fossi fra noi scesa si tardo. Per voi convien ch'io arda, e'n voi respire: Ch'i' pur fui vostro, e se di voi son privo, Via men d'ogni sventura altra mi dole. Di speranza m'empieste e di desire, Quand' io partî dal sommo piacer vivo; Ma'l vento ne portava le parole.

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ΤΟ

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CANZONE 40.

Che debb' io far? che mi consigli, Amore?
Tempo è ben di morire,

Ed ho tardato più ch'i' non vorrei.

Madonna è morta, ed ha seco 'l mio core,
E volendol seguire,

Interromper conven quest' anni rei:
Perchè mai veder lei

ᎠᎥ qua non spero; e l'aspettar m'è noja.
Poscia ch'ogni mia gioja

Per lo suo dipartire in pianto è volta,
Ogni dolcezza di mia vita è tolta.
Amor, tul senti, ond' io teco mi doglio,
Quant'è 'l danno aspro e grave;

E so che del mio mal ti pesa e dole,
Auzi del nostro, perch' ad uno scoglio
Avem rotto la nave:

Ed in un punto n'è scurato il Sole.
Qual ingegno a parole

Poria agguagliar il mio doglioso stato?
Ahi orbo mondo ingrato,

Gran cagion hai di dever pianger meco;
Che quel ben ch' era in te, perdut' hai seco.
Caduta è la tua gloria, e tu nol vedi;
Nè degno eri mentr' ella

Visse quaggiù, d'aver sua conoscenza,
Nè d'esser tocco da' suoi santi piedi,
Perchè cosa sì bella.

Deveal ciel adornar di sua presenza.
Ma io, lasso, che senza

Lei ne vita mortal nè me stess' amo;
Piangendo la richiamo :

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